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È morta la scorsa notte a Bologna la 98enne Lucy Salani, che il Movimento Identità Transessuale identifica come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nella Seconda guerra mondiale. «Lucy era il monumento tangibile della Resistenza delle persone trans: la sua persecuzione non terminò a Dachau, ma fu un’esperienza che la accompagnò per gran parte della sua straordinaria vita», ha scritto la presidente Arcigay Natascia Maesi in una nota.
Lucy Salani nacque in Piemonte a Fossano nel 1924, ma trascorse molti anni a Bologna. Per la guerra – e prima della sua transizione di genere – venne chiamata alla leva obbligatoria, ma disertò dopo l’armistizio del 1943. Scelse nuovamente di disertare quando fu costretta a unirsi alle truppe fasciste in seguito all'occupazione nazista di gran parte dell'Italia. Dopo essere stata scoperta e mandata nel campo tedesco di Birnau, riuscì nuovamente a fuggire, ma venne definitivamente rinchiusa nel campo di concentramento di Dachau, dove fu identificata con il triangolo rosso, il colore dei prigionieri politici e dei disertori. Quando, sei mesi dopo, gli Alleati stavano ormai per liberare il campo, le truppe naziste spararono sui prigionieri e Salani venne colpita alla gamba e fu ritrovata tra i cadaveri.
Terminata la guerra visse a Torino, Roma, Parigi e Londra, dove negli anni Ottanta si sottopose all’operazione per la riattribuzione del sesso, senza però cambiare nome all’anagrafe. Da allora si trasferì definitivamente a Bologna, dove è vissuta fino a oggi.
Lucy Salani è stata attivista antifascista e per i diritti della comunità LGBTIQ+. La sua vita è raccontata in diverse opere, come la biografia Il mio nome è Lucy. L'Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale (2009) di Gabriella Romano e il film documentario C’è un soffio di vento soltanto (2021) dei registi Matteo Brotugno e Daniele Coluccini.
A Lucy Salani «la città di Bologna, dove lei ha scelto di vivere» – ha scritto il sindaco di Bologna Matteo Lepore in un comunicato – ha conferito lo scorso anno la Turrita di bronzo: un omaggio a una «testimone di libertà e resistenza» e «per Bologna un proposito e un auspicio ad essere sempre come la sua cittadina Lucy: città libera, resistente ai soprusi e alle ingiustizie, e custode di memorie, accogliente e plurale».
Nell'immagine Lucy Salani. Foto concessa da Vincenzo Branà