Reportage

Ducati

Wroom, wroom, wroom. Passa la rotonda che divide in due via Antonio Cavalieri Ducati e si ferma proprio sotto l’immagine di Casey Stoner in sella Desmosedici Gp07. Sembra in posa la Multistrada 1260 S sotto un tiepido sole di metà febbraio: livrea satinata grigio scuro, il colore della scocca contrasta con il rosso del telaio a traliccio in tubi di acciaio, quella punta di rosso con cui si firma l’azienda motociclistica di Borgo Panigale che l’ha prodotta. Il pilota, sceso dalla moto per lasciarsi identificare, sale in sella mentre al telefono dice: «sono arrivato» e supera il passaggio a livello. È un lavoratore della Ducati. Lo seguiamo a ruota per visitare la fabbrica e per vedere come nasce una delle moto più desiderate al mondo: la Rossa di Borgo Panigale tornata a vincere il campionato del mondo di MotoGp con Francesco Bagnaia lo scorso anno, un 2022 che ha frantumato ogni precedente record di vendite e rotto il muro del miliardo di euro di fatturato.

 

Con un ingresso roboante la Multistrada si fa strada su un corridoio di asfalto sul quale si muovono alcuni camion che trasportano le moto verso i concessionari. La due ruote scompare dalla vista. «A destra del cortile - spiega Livio Lodi, curatore del Museo Ducati, dal 1987 in azienda come operaio e poi come contabile – c’erano tre blocchi con la mensa e altri servizi per il personale, di fronte le “casette” dove tra le due guerre si producevano condensatori per radio, binocoli, rasoi, proiettori... oggi si trovano la mensa aziendale, il bar e alcuni magazzini; a sinistra un edificio in cui nel 1949 cominciò la produzione di moto, mentre oggi ci sono gli uffici, il Museo Ducati e lo shop».

 

Altre due Ducati entrano in fabbrica con in sella due dipendenti, segno del legame tra i lavoratori e le loro creazioni. Un vincolo che spinge molti dipendenti a partecipare alle iniziative aziendali come la World Ducati Week di maggio e alle gare su pista. Una storia antica l’amore per la Ducati, che conquistò il pubblico fin dal suo primo motore, il Cucciolo, e ancora oggi Ducati rimane uno status symbol, esempio di qualità del Made in Italy nel mondo. Una percezione rinnovata e rafforzata con le vittorie del 2022 di Francesco Bagnaia in MotoGp e Álvaro Bautista in Superbike. Cosa accende il desiderio per una moto con prezzi oltre la media? L’idea di essere i numeri uno come i due vincitori. Per questo le persone continuano a comprare Ducati. «Questo è il cuore dell’azienda» dice Giulia, 41 anni, guida alla Ducati Factory mentre entriamo in un capannone grigio chiaro dove lavorano 450 persone delle quasi 1.600 della sede di Borgo Panigale. «La struttura nella quale ci troviamo viene costruita nel 1969 per esigenze di spazio dovute a un aumento della produzione di motociclette. Si tratta di un capannone diviso in sezioni ciascuna dedicata a fasi specifiche: la meccanica, l’assemblaggio ripartito in quattro linee di produzione una per ogni modello, il rodaggio motore e l’assemblaggio del veicolo.

 

Oltre a queste ci sono anche le fasi di verifica della qualità: la sala prova motori, l’area collaudo e il collaudo dei veicoli in cabina. Queste ultime operazioni servono per assicurarsi il rispetto dei criteri di accuratezza, innovazione, alta performance e bellezza che la Ducati persegue». È da questo capannone che sono uscite le 61.562 moto vendute nel 2022. Un record assoluto legato anche ai successi sportivi dell’anno: le vendite sono aumentate del 3,6% rispetto a un anno fa. Soltanto in Italia Ducati ha venduto 9.578 unità quasi mille in più del 2021. Ci muoviamo per la fabbrica seguendo un percorso tracciato con il nastro adesivo giallo sul pavimento grigio come ci raccomanda la nostra guida: «così non intralciamo il transito dei carrelli elevatori e dei lavoratori». Passiamo accanto a un gruppo di persone dedite alla lavorazione degli alberi motore e distribuzione; il ritmo delle azioni è sostenuto e i movimenti delle mani sono sicuri e precisi. La nostra guida ci spiega che la maggior parte dei pezzi finiti dei motori provengono da fornitori di fiducia, esterni alla fabbrica, mentre gli unici che arrivano grezzi sono gli alberi motore e gli alberi distribuzione che vengono lavorati all’interno. «È tipico della Ducati – dice Giulia – l’uso tra tecniche di lavoro artigianali con il supporto dei macchinari».

 

A differenza del reparto meccanico, quello di assemblaggio motori ha a disposizione più spazio perché per la produzione viene usata la strumentazione stop and go. Da un lato due operai e dall’altro altri due colleghi mettono insieme, una alla volta, le diverse parti del motore. Il primo unisce due pezzi, il secondo ne aggiunge un altro e così via finché il motore non è pronto per essere trasferito all’assemblaggio veicolo. È l’innovazione la chiave del successo di Ducati ottenuto grazie agli investimenti, anche in formazione, fatti da Audi-Volkswagen. Dal 2012 la società bolognese è in mano al gruppo tedesco che l’ha comprata per 860 milioni di euro - compresi 260 milioni di debiti. Dopo i successi sportivi dei primi anni 2000 infatti la Ducati aveva chiuso il 2011 con 300mila euro di fatturato e perdite per 8,5 milioni. Allora a Borgo Panigale c’erano 960 dipendenti in organico. Mentre oggi sono 600 in più e il fatturato è cresciuto fino a superare il miliardo di euro, ma se la proprietà è tedesca, il cuore che batte in azienda è italiano come l’Ad, Claudio Domenicali, e il direttore generale delle Corse, Luigi Dall’Igna.

 

Nello stabilimento vengono costruiti quattro tipi di motori: i bicilindrici V2 e V4, la cui composizione avviene su due linee; i motori a quattro cilindri V4 e i motori R4. Per primi vendiamo la produzione dei bicilindrici, i Superquadro. Qui l’intensità del lavoro è maggiore rispetto al reparto precedente e questo perché ogni giorno bisogna produrre un alto numero di moto e per comporne una occorrono otto ore di lavoro. Su un lato della stanza alcuni tecnici stanno assemblando un bicilindrico, vestiti con pantaloni lunghi, grigi, una t-shirt rigorosamente rosso Ducati, guanti e i capelli raccolti per chi li ha lunghi – il gruppo è formato da molte donne. Donne, numerose donne. Giulia conferma: «In questo reparto lavora un alto numero di operaie perché le donne hanno dimostrato estrema precisione in questo lavoro» e sul suo volto si apre un sorriso fiero. «Il lavoro che eseguono i tecnici del reparto necessita di precisione e di resistenza fisica, per queste ragioni il personale è prevalentemente giovane. Molti dei ragazzi attualmente in reparto sono stati assunti dopo un periodo di alternanza scuola lavoro all’interno del progetto Desi (Dual Education System Italy)». «Desi è un programma che Ducati ha attivato dal 2014 con gli Istituti di meccanica Aldini Valeriani e Belluzzi Fioravanti di Bologna e prevede per 50 studenti del quarto e del quinto anno lezioni teoriche e pratiche in Ducati per un totale di 1000 ore. Alla fine del percorso chi ha imparato il mestiere ha buone possibilità di es- sere assunto» spiega Irene Piccinini membro del team Brand & Corporate Communications della casa moto- ciclistica – «Desi è uno dei percorsi di formazione che Ducati ha attivi su due piani: uno di formazione degli studenti delle scuole superiori e delle università, attraverso l’associazione Muner (Motorvehicle University of Emilia-Romagna, Università dei veicoli a motore dell’Emilia Romagna); altro di formazione dei lavora- tori attraverso l’Accademia Ducati digitale».

 

La visita prosegue nell’area dove vengono costruiti i motori a quattro cilindri. Qui vediamo il propulsore della Multistrada V4 Rally: uno degli ultimi gioielli prodotti dalla Ducati, sul mercato a 27.490 euro. Questo motore è l’esito del lavoro di quattro tecnici che, sulla strumentazione stop and go, lo compongono in modo che stia nella cassa toracica della moto: il telaio. Il motore della futura Rally passa poi al reparto assemblaggio veicolo dove, in avanlinea prima, e nell’ultima fase di montaggio poi, il motore viene sposato con il telaio monoscocca in alluminio. Poi il veicolo viene accompagnato nel reparto finitura e delibera estetica e qui gli si aggiungono la carenatura e la cover. Questa è l’ultima tappa del nostro viaggio. Ogni giorno da qui escono modelli che sono immagine dell’innovazione che ha permesso alla Ducati di raggiungere questi traguardi da record nelle vendite e nello sport.

 

I tecnici compongono le Ducati. Foto: Ufficio stampa Ducati