Welfare
«Bisogna fare presto, non siamo in grado di aspettare sei mesi», tuona Emanuele Monaci, presidente regionale di Agci Imprese Sociali intervenendo alla conferenza stampa a cui partecipano anche i vertici regionali di Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali Antonio Buzzi e Alberto Alberani. Chiedono alle istituzioni un urgente adeguamento del piano tariffario per i servizi rivolti alle persone non-autosufficienti.
L’inflazione e il caro energia che hanno fatto lievitare i costi di gestione di queste attività, cui va aggiunta un’aspettativa di vita media che si allunga sempre di più, minano la sopravvivenza dell’intero sistema Welfare coperto dalle cooperative. A farne le spese sarebbero i più fragili, anziani e disabili in primis. Il rischio di una chiusura dell’erogazione di questi servizi è reale. Le cooperative chiedono alla Regione di intervenire tempestivamente e in modo significativo per coprire un buco che ammonta a 74 milioni all’anno. In più, se non venisse confermato il contributo straordinario regionale del 2022, le perdite aumenterebbero fino a sfiorare i 95 milioni annui.
Stiamo parlando di un settore che comprende 849 cooperative su tutto il territorio con oltre 53.000 lavoratori e lavoratrici, di cui circa 30.000 impegnati nei servizi accreditati (quelli rivolti a persone non-autosufficienti, ndr) con un fatturato di 2 miliardi e 112 milioni all’anno.
«A oggi il servizio erogato più rappresentativo per numero di fruitori è quello delle Case di residenza per anziani (ex Rsa) dove i gestori perdono circa 11 euro al giorno per utente - spiega Antonio Buzzi (Confcooperative) che prosegue - se pensiamo a una casa di residenza con 75 ospiti alla fine dell’anno avrà un passivo di 270.000 euro. È insostenibile e il rischio è quello di chiudere».
A preoccupare è anche la sempre più evidente mancanza di personale, in quanto questi lavori vengono percepiti come poco attrattivi. Il motivo sono salari che vanno dai 1.000 ai 1.200 euro al mese per 38 ore di lavoro settimanali a contatto con persone fragili e per cui è richiesta una formazione a livello universitario.
Intanto è già previsto un tavolo di lavoro con la Regione e con l’assessore al Welfare Igor Taruffi per discutere di un adeguamento dei piani tariffari e quindi permettere all’intero sistema di assistenza di restare a galla. Queste almeno le speranze delle cooperative.
Da sinistra Emanuele Monaci (Agci Imprese Sociali), Antonio Buzzi (Confcooperative Federsolidarietà) e Alberto Alberani (Legacoopsociali). Foto: Ufficio stampa Confcooperative Emilia Romagna.