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«Nel 2022 i beni energetici hanno fatto lievitare i prezzi in maniera impressionante. Dai primi segnali di quest’anno, alcune tendenze al ribasso significative di questi beni ci sono. Se queste tendenze si confermano ci dovrebbe essere un rientro dell’inflazione significativo, perché così come l’aumento dei prezzi dell’energia ha scatenato il problema, un calo può risolverlo, o perlomeno attenuarlo. Oltre a questo, la politica dell’aumento dei tassi della Banca centrale europea  tenta di contrastare l’aumento dell’inflazione. Ci possono essere speranze di un rientro dell’inflazione, ma molto dipende dalla congiuntura internazionale». Lo spiega a InCronaca Gianluigi Bovini, 68 anni, demografo e statistico, ex direttore del Dipartimento di programmazione al Comune di Bologna.

Quali sono state le cause principali dell’inflazione così alta sui beni alimentari?

«La causa principale è stata il rialzo delle quotazioni dei beni energetici, che hanno fatto lievitare il prezzo di tutti i prodotti, alimentari e non solo. Inoltre ci sono state tensioni specifiche su alcuni prodotti come il grano, a causa della guerra in Ucraina, e in generale il conflitto ha posto grandi ostacoli alla fornitura dei prodotti, contribuendo a far aumentare l’inflazione».

I commercianti dicono che avrebbero dovuto aumentare ancora di più i prezzi, ma dicono che hanno cercato di ridurre gli aumenti?

«Credo che nella misura del possibile ci sia stato uno sforzo di contenimento degli aumenti dei prezzi, perché altrimenti ci sarebbe stato un crollo della domanda ancora più marcato di quello che si è osservato. Le attività commerciali hanno subito un doppio impatto, perché i prodotti arrivano nei negozi caricati dell’aumento dei prezzi legati a trasporto ed energia ma i negozi, in quanto struttura fisica, subiscono a loro volta l’aumento dei costi energetici».

Di quanto è aumentato il carrello medio della spesa per una famiglia media?

«Nel 2022 i prezzi sono aumentati di circa il 9%. Considerando che una famiglia con due figli mediamente spendeva circa 10 mila euro all’anno al supermercato per beni di acquisto ad alta frequenza, l’aumento del carrello della spesa per le famiglie è stato di circa 900 euro all’anno».

Molti produttori invece che aumentare il prezzo hanno diminuito la quantità di prodotti, cosa ne pensa?

«Il fenomeno dello shrinkflation viene usato come strategia di mercato, cercando di mantenere invariato il prezzo dei prodotti riducendo la quantità. Sicuramente in alcuni casi esiste, l’ho percepita anch’io in prima persona. Può avere successo perché il consumatore, vedendo il prezzo invariato, può non rendersi conto della differenza.