Università

Sirio Belli

L’Alma Mater si riconferma la prima università in Italia nel World University Rankings di Times Higher Education (The) e fa un balzo in avanti per quanto riguarda l’attività di ricerca: rientra tra le prime 200 università del mondo, in un elenco che conta circa 26mila atenei. Sirio Belli, che ha guidato il progetto Red Cardinal finanziato da Erc (European Research Council) e destinatario di uno Starting Grant, racconta a InCronaca la sua formazione e la situazione della ricerca negli atenei a Bologna.

 

Qual è stata la sua formazione prima di arrivare a questo risultato notevole?

«Ho fatto la triennale in Fisica e la magistrale in Astrofisica qui a Bologna. Poi ho fatto il dottorato e due postdoc all'estero. Sono tornato in Italia nel 2022 dopo aver vissuto all'estero per 12 anni».

 

Com’è il livello di ricerca nel suo dipartimento di Fisica e Astronomia?

«Il livello di ricerca in ambito astrofisico è decisamente alto qui a Bologna. Tra l'altro la comunità di astronomi di Bologna è molto grande, considerando che oltre all'università vi sono diversi istituti di ricerca che fanno parte dell'Inaf (Istituto Nazionale AstroFisica)».

 

Quali collaborazioni ci sono a livello internazionale per la ricerca?
«Le collaborazioni internazionali ormai sono la norma e non l'eccezione, in ambito scientifico. Per quanto riguarda l'astronomia noi siamo molto legati all'Europa perché i progetti più ambiziosi e costosi, come i telescopi di grandi dimensioni, sono solitamente finanziati ed eseguiti a livello europeo».

 

Fuori dall’Italia, in generale, sono più o meno preparati?

«In generale la preparazione degli studenti italiani non sfigura nel confronto con nessun altro Paese al mondo. Quando però si passa alla ricerca, alcuni Paesi come Stati Uniti, Germania e Olanda hanno una marcia in più, dovuta al maggiore investimento di risorse nella ricerca scientifica».

 

Qual è lo stato della ricerca nell’Università di Bologna?

«Sono a Bologna da pochi mesi e non saprei dire quale sia lo stato della ricerca al di fuori del mio ambito. Però da quel poco che ho visto sono abbastanza ottimista!»

 

È una soluzione interessante per uno straniero insegnare a Bologna?

«Sicuramente venire a Bologna è una possibilità che interessa molti stranieri. Vi sono dei problemi oggettivi, primo tra tutti la lingua, dato che la maggior parte dei corsi all'Università si tengono in italiano. Ma vi è un aumento dell'offerta in inglese, con interi corsi di laurea magistrale tenuti in lingua: per uno docente straniero è possibile insegnare anche senza parlare l'italiano».

 

 

Nella foto Sirio Belli. Foto di Sirio Belli