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ilaria capua

E' ufficiale, la virologa Ilaria Capua torna in Italia dopo sette anni negli Stati Uniti. «Inizierò a collaborare con la Johns Hopkins, un'università che si occupa di studi internazionali, quindi tutta un'altra dimensione. Ma dopo la pandemia possiamo immaginare gli studi internazionali senza pensare alla salute globale? Penso proprio di no».  Così l'illustre ricercatrice ha scelto di iniziare la conferenza nell'unica sede europea della famosa università americana, dove ha inaugurato il suo nuovo percorso d'insegnamento; ad accoglierla il Direttore dell’università Micheal Plummer, Romano Prodi e Mario Monti. Capua ha dichiarato anche di non aver ancora trovato casa e di essere ospite da un'amica; l'emergenza abitativa bolognese sembra farsi sentire anche per le grandi personalità. 

 

La virologa ha sottolineato la necessità che ricercatrici e ricercatori tornino in Italia, soprattutto in un momento di grande opportunità come questo: «l'Italia perde troppi cervelli; io sono stata una di quelli, ma adesso spero di portare le mie conoscenze perché con il Pnrr l'Italia ha l'opportunità di occuparsi di certe questioni in un modo nuovo e io vorrei essere un pezzettino di questa rinascita». E Bologna sembra rappresentare un punto di ripartenza anche per molti altri grandi talenti provenienti da tutto il mondo. Un esempio è il filosofo della comunicazione Luciano Floridi, che è arrivato a Bologna due anni fa dalla prestigiosa università di Oxford. 

 

Tra l’altro si tratta di un ritorno che può tradursi anche in una riconciliazione. Capua, infatti, era stata costretta a lasciare l’Italia a causa di un errore giudiziario. Le disgrazie della virologa erano cominciate già nel 2006, quando era stata accusata di moltissimi reati: concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falso in bilancio, procurata epidemia, falso ideologico, associazione a delinquere, contraffazione di sigilli e altro ancora. Eppure dopo dieci anni Capua è stata assolta perché non sussisteva il fatto.

 

A causa del processo ha scelto di trasferirsi in America, ma questa ormai è storia: il suo futuro sembra essere qui in Europa e in Italia. Stiamo parlando di una virologa di fama mondiale per un nuovo modo d’intendere la salute, di cui parla approfonditamente nel suo libro Salute circolare, una rivoluzione necessaria e di cui ha parlato molto anche nella conferenza di oggi. «E' un approccio che prevede un inclusività maggiore. La salute delle persone non può essere immaginata senza la salute del sistema nel quale viviamo; per questo dobbiamo cominciare a ragionare in termini di equilibri nuovi».  Il metodo prevede un legame indissolubile dell’uomo con l’ambiente che lo circonda; infatti, «quasi tutte le malattie che hanno devastato l'umanità sono state portate dagli animali» e l’esperienza del Covid-19 ne è un esempio lampante. E questo discorso è ancora più vero nella società contemporanea, in cui la pressione umana sul pianeta è sempre più invadente. L’aumento esponenziale della popolazione, la ricerca di cibo e di materiale utile per la produzione, l’inquinamento, la deforestazione, l’occupazione di terre, impongono nuove convivenze tra virus, animali e esseri umani. 

 Per questo la definizione stessa di salute non può essere rapportata solo alla relazione paziente-malattia, ma è necessario che si allarghi e comprenda anche i rapporti con gli altri esseri viventi che condividono il nostro stesso pianeta.

 

 Ha parlato anche della discriminazione di genere che, purtroppo, si manifesta anche nella medicina. «Il Covid ha colpito donne e uomini, ma si tratta di esseri molto diversi tra di loro non solo in termini fisici e biologici». I costi per curare un uomo o una donna sono diversi, per esempio, e le donne, soprattutto, sono state più colpite dal Covid perché hanno perso il loro lavoro molto più degli uomini. «Per questo è importante cominciare a guardare tutti i dati disaggregandoli tra sesso e genere, anche questo vuol dire salute circolare», ha spiegato Capua. 

 

Foto di Sofia Centioni. Nella foto Ilaria Capua.