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«Ci hanno promesso il mondo, ma non stanno facendo niente. Solo retromarce». Cristina è la proprietaria del bar La Locura in via del Piombo. È amareggiata e tradita: «Che la norma sul Pos sarebbe saltata era abbastanza prevedibile, ma io volevo comunque crederci». Se i benzinai sono sul piede di guerra per le accuse di speculazione sul prezzo del carburante, tra i commercianti resta la delusione. Negli occhi di Andrea, che gestisce la cartolibreria Rama in via Fondazza, c’è anche una scintilla di rabbia: «Quando si è dall’altra parte è facile dire quello che si vuole e promettere il mondo. Una volta che ci si è seduti in Parlamento, però, non si può più dire quello che si diceva prima e ci si dimentica quello che si era promesso. Quelle poltrone piacciono troppo e da lì non ci si vuole più alzare». Sul Pos Andrea ha le idee ben chiare, come mostra il cartello con cui avvisa che le transazioni elettroniche «si eseguono solo per importi superiori a dieci euro». Le commissioni non gli piacciono proprio, le considera il danno che si aggiunge alla beffa: quella di dover pagare un canone mensile per il noleggio dell’apparecchiatura. «A prescindere dal suo utilizzo o meno, il Pos mi costa sessanta euro al mese, a cui bisogna aggiungere le commissioni per ogni transazione, che vanno dal due al quattro per cento di ogni importo», conferma Cristina da dietro al bancone de La Locura.
Diversi esercenti bolognesi sono restii nel raccontare i loro pensieri sulla bocciatura della Manovra o minimizzano le proprie opinioni; altri, invece, preferiscono glissare sulla domanda. Anastasia, che lavora nel forno Gianfranco al furner in piazza Aldrovandi, dopo un breve commento («Era prevedibile») sposta l’attenzione sulla pericolosità della zona: «La criminalità mi sembra aumentata. Io devo essere qui da prima delle sei e trenta, e molte volte non mi sono sentita al sicuro. Vorrei ci fossero più pattuglie in piazza». C’è anche chi mostra un certo disincanto: «L’idea di inserire una soglia per il pagamento e impedire al cliente di pagare come vuole è inutile. Anzi, è anticommerciale. Ormai si è abituati a pagare in un certo modo: perché è più comodo, perché non si è andati a prelevare. Se io non permetto al mio cliente di pagare con il bancomat lo perdo: lui poi andrà da un’altra parte», sostiene Simonetta, che in via Orfeo gestisce il bar Miky e Max. «L’unica proposta sensata sarebbe eliminare del tutto le commissioni, punto».
Nel negozio di abbigliamento Desy in via santo Stefano, però, Cristina è entusiasta per i pagamenti elettronici: «Se chi entra qui può pagare anche con la carta arriverà a spendere più di quei 50 euro che ha in tasca. Mi succede spesso, la carta incentiva gli acquisti», fa notare, ma riconosce anche che la questione per i piccoli commercianti è diversa. Tuttavia Aldo, dietro al bancone del Bar del cuore in via Indipendenza, la pensa diversamente: «Nel momento in cui vado in banca per stipulare un contratto per il Pos, conosco quello a cui vado incontro. Le mie commissioni ammontano a circa il due per cento: anche per un caffè di un euro io perdo solamente due centesimi. In queste condizioni sarei felice di pagare anche duemila euro al mese di commissioni: vorrà dire che avrò guadagnato tantissimo. Chi fa storie per questo è un pessimo commerciante: il cliente esce dal bar che non accetta il bancomat e va altrove. Per questo stesso motivo ho scelto di accettare anche l’American Express, che in assoluto è il circuito con le commissioni più elevate: in questo bar entrano molti clienti stranieri, che vogliono pagare con la loro carta». Poi, avvicinandosi al bancone, aggiunge: «Per due mesi siamo stati tartassati con mille notizie sul Pos: sembrava fosse il nostro unico problema. Giornalisti ed economisti hanno fatto la figura degli ignoranti: non sarà quel due per cento di commissioni a cambiarci la vita».
Secondo un articolo del Corriere della Sera dello scorso dicembre, in Italia le commissioni ammontano in media allo 0,7% per il circuito bancomat e all’1,2% per il circuito carta. Numerose banche si sono però attivate per offrire contratti vantaggiosi per il cliente: tra queste segnaliamo Banca Intesa, che propone zero commissioni per transazioni sotto i quindici euro, UniCredit, con commissioni zero sotto i dieci euro, e Nexi, la più grande piattaforma italiana di gestione dei pagamenti digitali, che offre zero commissioni sotto i dieci euro e fino a mille euro di transato mensile. Ai circuiti tradizionali si affianca Satispay, che non necessita di strumenti aggiuntivi per effettuare il pagamento e non prevede costi di attivazione del servizio e commissioni per transazioni inferiori a dieci euro. Per spese superiori è invece previsto un costo di venti centesimi a carico del venditore. Dati alla mano, l’Italia è tra i Paesi europei dove le commissioni medie sono le più basse: appena lo 0,7% rispetto all’1,5 % della Norvegia e all’1,4% dell’Olanda (GlobalData, 2021).
Il grafico indica l’ammontare medio delle commissioni bancomat di alcuni Stati europei
Secondo lo studio Space (Study on the payment attitudes of consumers in the euro area) pubblicato dalla Bce il 20 dicembre 2022, in Italia l’uso del contante resta preponderante, nonostante un importante calo di tredici punti percentuali rispetto al 2019 (dal 72% al 59%), ma è da segnalare l’aumento di nove punti per l’uso dei pagamenti cashless, che arrivano al 34%. L’ultimo rapporto della Banca d’Italia sui costi sociali dei pagamenti, risalente al 2020, evidenzia che, in termini complessivi, il contante pesa sulla collettività 7,44 miliardi di euro, contro gli 1,93 miliardi di carte di credito e di debito: la colpa è di variabili quali sicurezza, trasporto, assicurazioni e furti, che rendono il contante, in ultima analisi, più costoso delle carte. In termini di transato, l’uso del contante impatta dell’1% sul costo finale, contro lo 0,65% della carta. Il cashless, insomma, non è poi così demoniaco. Ciò che disturba molti commercianti sono le commissioni, e adesso il Governo sta cercando di porvi rimedio grazie a un accordo con le banche: la proposta è eliminare le commissioni sotto i quindici euro e calmierare quelle sotto i trenta.
In apertura: una transazione elettronica. Fonte Ansa.