Giustizia

Fantoccio Meloni

La Digos è intervenuta eseguendo 12 misure cautelari dopo circa tre mesi di indagini della Procura. I destinatari sono alcuni tra i membri dei collettivi Cua (Collettivo Universitario Autonomo) e del Laboratorio Cybilla (Collettivo autonomo transfemminista vicino al Cua). Le misure applicate sono due divieti di dimora e dieci obblighi di firma. I reati contestati per i membri del Cua sono vilipendio, minaccia aggravata, danneggiamento, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, violenza privata aggravata, travisamento e accensione di fumogeni.  E si riferiscono ai fatti relativi all’occupazione dello studentato di via Serlio e alla manifestazione non autorizzata del 10 novembre scorso “Parade per una vita bella 2.0”. Nella quale, oltre a contestare il decreto “anti-rave” di qualche giorno prima e i rincari, i collettivi hanno appeso a testa in giù un manichino con le sembianze della presidente del Consiglio Giorgia Meloni vestita in abiti militari. L’intento, riferiscono, era di comunicare con chiarezza «che non sarebbe stata ben accolta dalla città». La manifestazione di novembre seguì la notizia di una possibile visita al Tecnopolo di via Gobetti per la presidente Meloni. L’occasione sarebbe stata l’inaugurazione del supercomputer Leonardo, anche alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per ragioni istituzionali poi la Meloni non partecipò, ma a quelle manifestazioni ne seguirono altre in tutt’Italia.

Le misure eseguite dalla Digos seguono giorni di fermento a Bologna. La vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito, che sta scontando l’ergastolo al 41bis del carcere Opera di Milano, ha sollecitato non solo le aree anarchico-insurrezionalista bolognesi, ma ha ritrovato una piena solidarietà in altri collettivi extraparlamentari quali il Cua e Cambiare Rotta. Che proprio nelle scorse giornate hanno preso parte ai presidi. Una prima manifestazione il 2 febbraio scorso in piazza dell’Unità, in protesta a quella che i collettivi chiamano “militarizzazione della Bolognina”. L’attività disposta dalla Prefettura con l’intento di contenere lo spaccio e la criminalità della zona. A questa hanno partecipato collettivi autonomi e gli anarchici di “Infestazioni”. Un mondo, quello collettivo e anarchico che negli ultimi mesi pare essersi avvicinato in una comunità d’intenti: capitanata dalla battaglia al regime del carcere duro 41 bis e all’ergastolo ostativo. La partecipazione si è riproposta venerdì 3 febbraio. Il presidio è partito dalla sede del Provveditorato per l’amministrazione penitenziaria in viale Giovanni Vicini e poi fuori dal carcere minorile di via del Pratello. Il giorno seguente è stato occupato uno spazio di proprietà dell’Acer in via Zampieri, zona Bolognina. Uno spazio occupato già una decina d’anni fa da precedenti formazioni del gruppo anarchico, oggi “Infestazioni”. Le manifestazioni seguono anche giorni di tensione in città dopo la telefonata alla portineria de Il Resto del Carlino lo scorso 31 gennaio, con la quale si annunciava un «grave attentato a Bologna per i fatti di Cospito». La Procura ha aperto un fascicolo per minaccia aggravata su cui la Digos continua nel frattempo a indagare. Sull’esecuzione delle misure cautelari il rettore Giovanni Molari, rispondendo a una domanda sulla possibilità di eventuali provvedimenti disciplinari a carico di studenti dell’Alma Mater coinvolti dalle misure cautelari, ha detto di attendere le verifiche. Nel frattempo, il collettivo Cua ha indetto un nuovo presidio di protesta per l’8 febbraio in Piazza Verdi alle ore 18.

 

 

A sinistra il fantoccio di Giorgia Meloni, Foto: Agenzia Dire