la scheda

La notte

Il 19 gennaio è stato lanciato sul sito del Comune di Bologna il "Questionario della notte", alla cui compilazione possono aderire cittadini e non, che siano nati tra il 1920 e il 2008.

Le informazioni raccolte, insieme a focus group e indagini demoscopiche, saranno utili a co-progettare il Piano della notte: una politica pubblica innovativa per gestire meglio la vita notturna della città dal punto di vista culturale, economico, sociale, di vivibilità e sicurezza.

 

Il percorso di domande (30 all’incirca) si differenzia in base allo status del  rispondente: se è un lavoratore dalle 20 alle 6 del mattino, o se vive la notte come fruitore dei suoi servizi e delle sue opportunità.

 

Ecco alcune delle questioni su cui si punta nel questionario: “I luoghi più frequentati di uscita”, “le iniziative ritenute adeguate per affrontare alcune problematiche della notte” e ancora, per chi lavora nella fascia notturna, “la propria posizione contrattuale”, “il mezzo con cui si reca sul posto di lavoro”

C’è tempo per partecipare e rispondere fino al 20 febbraio.

 

Nascita e diffusione dell'iniziativa

 

Sono passati 13 giorni da quando il Comune di Bologna ha lanciato sul suo portale “Il questionario della notte”, un metodo online “per costruire in forma partecipata il Piano della notte, a partire da bisogni, priorità e aspettative di chi vive, lavora e attraversa la città di notte”. Ma provando a capire qual è in giro il polso di partecipazione all’iniziativa, sembra che di questo questionario nessuno sappia nulla.

 

Il questionario è promosso dal Comune, curato dalla Fondazione Innovazione Urbana. Agli intervistati viene richiesto di dare un giudizio su più temi: offerta culturale della notte, condivisione dello spazio pubblico, l’impatto acustico delle attività serali sul territorio. E possono rispondere tutti: anche i non residenti a Bologna, e in Emilia-Romagna. L’obiettivo? Gestire la vita notturna, bilanciando interessi pubblici con quelli privati, provando a capire se la Bologna di notte è un luogo facile da frequentare o se qualcosa di migliorabile c’è.

 

Il tempo stimato per partecipare al questionario è di circa 12 minuti e prevede domande diverse a seconda che l’utente viva la notte da lavoratore, oppure fruisca semplicemente dei suoi servizi e delle sue opportunità.

 

Tra i quesiti più pindarici posti, “se la città di notte è viva e vibrante”; e poi tanta attenzione alla sicurezza per raccogliere la percezione di vivibilità di alcuni quartieri  e ancora la richiesta di fare presente se si ha mai assistito a scene di molestia notturna.

 

Il Comune ha diffuso il questionario sul suo sito, sui canali social (Facebook, Instagram, Telegram), dove ha raccolto più che altro commenti provocatori: “Ma pensate prima al giorno” oppure sentenze senz’appello: “a Bologna di sera tanto non mi sento sicura”. E inoltre ha previsto l’invio di circa 10.000 locandine e flyer nei punti strategici della città, compresa la zona universitaria, in cui tramite un qr-code è possibile essere rimandati al questionario.

 

A venerdì scorso – come riferito dagli uffici comunali – riferito dagli Uffici le risposte erano circa 1.300. Troppe? Troppo poche? Si poteva fare e divulgare di più?

Per comprendere se questo questionario ha avuto la presa che ci si aspettava e se sia stato sufficiente l’amo social e la casellina del qr-code per coinvolgere la cittadinanza in un tema così grande e antico qui  – non a caso  – come la notte dei tempi, noi questa notte l’abbiamo attraversata, l’abbiamo interrogata.

 

Il viaggio al Pratello

 

Sono le 22 di sabato sera al Pratello. Le vinerie, le pizzerie, le cocktelerie hanno aperto già da quale ora, la zona si sta riempiendo dei protagonisti del tema che l’Amministrazione vuole indagare. Siamo in una delle principali via della movida, attorniati da bar e locali: gli esercenti, si suppone, sapranno del questionario.

 

Già nel primo “Beer for Bunnies” la prima sorpresa: la giovane titolare non sa nulla né del Piano della notte, né del questionario. Chiede interessata “dove lo dovevo cercare?”. La risposta corretta è “sul sito del Comune, sui suoi social”, mentre la risposta forse veramente pertinente sarebbe “era il questionario che doveva cercare te, o raggiungere la tua attività.”

Forse è un caso. Qualche metro più avanti, al Fiammingo, il bartender che gestisce il locale ha appena 22 anni. Anche stavolta alla domanda sul questionario nessun cenno di comprensione. La notizia non gli è arrivata. Però si impegna sul momento a farlo. E’ propositivo, prosegue con le domande… solo che 12 minuti in quella circostanza sono troppi: arrivano due clienti, sospende, con la promessa fatta a se stesso di continuare più avanti.

 

Nel frattempo non si notano da nessuna parte le famose locandine informative giganti  con il Qr-code in bella vista che aveva annunciato il Comune, eppure questa è la via delle vie. Al Macondo e stessa storia. Solo che il titolare qui si lancia anche in appello: “Oltre al questionario, sarebbe importante coinvolgerci in tavoli sulla vita notturna, Perché dal confronto viene sempre qualcosa. Questa comunque è una zona viva, ma tranquilla. Si sta bene"

Bussiamo al Drink Now. Il locale è gestito da tre trentenni ed è sbarcato al Pratello solo il 31 dicembre scorso, dopo aver chiuso le porte della stessa attività in via Saragozza. Sull’iniziativa si lamentano “il questionario doveva arrivare prima a noi” e poi ci lasciano andare su un commento sui rischi da affrontare. “Il Pratello è bello, ma cambia da un momento all’altro. La calma dopo mezzanotte si trasforme in casino, scene assurde. Dopo una certa ora vorremmo più controlli”

Mentre ci addentriamo nell’altra faccia della zona della notte universitaria: via Petroni, Piazza Verdi, incontriamo altri protagonisti della notte: alcuni riders. I primi due, ignari, accettano di fare il test con noi, ma appena iniziano, arriva la notifica di un ordine e devono scappare.

 

L’altro, Mohamed, il tempo ce l’ha. Davanti il Mac si è formata una fila di colleghi e quello che deve portare a destinazione tarda un po’. Così apre l’app per curiosità e inizia, ma c’è un problema: non c’è il traduttore. Lui mastica un po’ di inglese, parla molto bene il francese, ma online il questionario è pensato solo per l’italiano. Questa sembra l’ultima piccola beffa nella sua nuova vita a Bologna: città in cui non è riuscito a trovare una stanza a prezzi accessibili, e così ogni notte dopo il suo turno da Glovo prende il treno per tornare a Ferrara.

 

La zona universitaria

 

In via Petroni  gli esercenti intervistati a cui chiediamo non sanno niente. Idem a Piazza Aldrovandi dove il titolare della Sartoria risponde con un secco no.

A dire la sua è invece Angelo del Sottobanco, uno dei baracchini che da qualche anno anima Piazza Aldrovandi e che si dice stupito in senso positivo del questionario di cui non conosceva l’esistenza, ma non manca di dire la sua: “Non vado su Iperbole, avrei voluto che il questionario arrivasse a me. Proposte per la notte?  Per regolamento comunale dobbiamo chiudere alle 23.00. Tenerci aperti vuol dire vivacizzare il contesto, non indirizzarlo verso alternative di degrado, rendere anche più sicura la zona. Inutile parlare di altro se prima non si cambia questo”.

 

Una luce nel buio però si trova: Daniele, proprietario di Panzarò su via delle Moline e anche dall’Arteria, music club in via San Vitale, il test sulla notte l’ha fatto, trovandolo online, ma non risparmia le critiche a margine:  “Vanno bene tutti i questionari del caso, ma è normale chiudere all’1 di notte locali come le discoteche o i pub? La città sarebbe più sicura, più vivibile”.

 

 

Tra gli studenti

 

I commenti non vanno meglio tra gli studenti, dove a essere al corrente dell’iniziativa non è nessuno di quelli incontrati per le strade della movida. Eppure, la popolazione studentesca conta da sola, secondo gli ultimi numeri dell’Alma Mater, circa 80.000 iscritti. A cui non è arrivata mail o comunicazione di partecipazione al questionario.

Si fermano comunque a compilarlo Flavio ed Ernesto, rispettivamente studenti di lettere e geologia: aprono e fanno riflessioni diverse. Il primo che "12 minuti sono davvero troppi", è scoraggiato. Il secondo si ferma alla domanda sulla possibilità di aver mai assistito a molestie: “Questo non è un buon modo per fermare quei gesti o per intercettare i responsabili".

 

Antonio di Ingegneria confessa, per strada, che sebbene la sua indole schematica, si è confuso alla prima domanda, non distinguendo il percorso tra lavoratore notturno o fruitore dei servizi della notte in città, e così abbandona.

 

Erika – che non sapeva dell’opportunità – dice che lo compilerà, ma che se proprio dovrebbe sul momento fare una critica alla notte: “è che non è sicura di tornare in Bolognina la sera”.

 

E infine, un gruppo di ragazze e ragazzi incrociati a Piazza Verdi. Nessuno li ha coinvolti nell’iniziativa, non ha visto circolare il questionario sui gruppi Facebook. Ma lo compilano, prima di andare al Matis. Tra le domande a cui sono più favorevoli quella sui trasporti pubblici alternativi. Andrebbero in discoteca con la navetta e sarebbero disposti a trascorrere le ore notturne anche fuori dal centro.

 

Nemmeno il tassista sa

 

Sono le 2 di notte. La "città viva e vibrante" del Questionario lascia il passo a un'ordinaria notte d'inverno. L'ultimo personaggio della notte incontrato, un tassista, fa cenno di no alla domanda sull'iniziativa. E dice: "La notte non è più quella di una volta".