Emilia-Romagna
L’anno 2022 si chiude con una crescita del Pil dell’Emilia-Romagna pari circa al 4%, leggermente superiore a quella nazionale per +3,9%. «Tutto sommato un anno positivo» secondo Litterio Mirenda, economista della Divisione analisi e ricerca economica territoriale della sede di Bologna di Banca d’Italia «stimolato dalle costruzioni, settore trainante per l’economia della Regione e dalla ripresa dei servizi, in particolare dei comparti più penalizzati dalla crisi Covid: il turismo, i trasporti, il commercio. Anche l’industria ha fornito un contributo moderatamente positivo».
Marco Gallo, economista della stessa sede, fa il punto sull’aumento dei prezzi dei beni energetici che contribuiscono all’aumento dei costi per circa il 12% per le imprese industriali rispetto al 4,5% per i servizi. L’occupazione nei primi nove mesi del 2022 registra un aumento di mezzo punto percentuale, spinta da 37 mila assunzioni di dipendenti. Per gli anni futuri le proiezioni di crescita Pil nazionale sono meno esaltanti di quelle del biennio 2021-2022. Per il 2023 prevedono una crescita del valore intorno al +0,6%, +1.2% per 2024 e 2025. Mirenda ci tiene a sottolineare che non si tratta dell’unico scenario possibile. Nell’eventualità di «un’interruzione della fornitura di gas dalla Russia e di prezzi dell’energia sui livelli massimi, già visti nel 2022, le proiezioni di Bankitalia ci consegnerebbero un -1% per l’anno 2023». Più ottimista l’assessore regionale allo sviluppo economico, Vincenzo Colla: «Nel 2021 questa Regione ha volato, nel 2022 anche. Dovremo gestire un po’ una planata nel 2023 ma non è recessione, è crescita. Io penso che ci sarà una crescita superiore anche all’1% rispetto agli indicatori che stiamo guardando». Per il 2023 annuncia «una macchina di bandi che stiamo mettendo a terra, tutti i fondi del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e dell’Fse (Fondo sociale europeo). Molti di questi saranno piazzati all’inizio dell’anno «perché quando ci sono investimenti si crea lavoro». Secondo Colla, l’attenzione è da spostare dalla disoccupazione al 5% alle «sacche di povertà, lavoro povero e di precarietà, che dobbiamo aggredire. Mentre progettiamo un modello di sviluppo, che sta andando, dobbiamo progettare anche una nuova idea di economia sociale».
Questi sono solo alcuni degli interventi al convegno «L’economia dell’Emilia-Romagna fra ripresa e crisi energetica». L’evento, tenutosi nella sala conferenze XX maggio 2012 della Regione Emilia-Romagna «si inquadra nelle iniziative che la Banca d’Italia instaura con le comunità locali e le istituzioni che le rappresentano», dice il direttore della sede di Bologna, Pietro Raffa. Tra i relatori anche il segretario generale di Prometeia, Lorenzo Forni, il docente dell’Università di Firenze, Stefano Clò, e la direttrice generale regionale, Morena Diazzi.
Nell'immagine da destra a sinistra: Litterio Mirenda, Marco Gallo, Vincenzo Colla, Pietro Raffa, Stefano Clò. Foto di Marco Ciccimarra