OPERA

Giuseppe Tivoli - Portret van Richard Wagner (1883) (Foto Creative Commons)
Centocinquant'anni d'amore, tra Wagner e Bologna. Un rapporto che ancora oggi è forte: Wagner, a Bologna, è sentito, è amato.
Fino all’unità d’Italia, il teatro comunale non aveva ospitato nessuna “prima assoluta” delle principali opere del melodramma, nonostante potesse essere definita una delle capitali della musica italiana. I titoli più significativi andavano in scena soprattutto a Milano, Roma, Napoli e Venezia. Le opere che venivano rappresentate a Bologna avevano un risvolto locale, e il teatro della città non vantava una storia all’altezza di quella degli altri. A risvegliare un po’ la situazione fu l’arrivo Bologna del direttore d’orchestra Angelo Mariani, che portò in scena per la prima volta in Italia, proprio a Bologna, il “Don Carlo” di Giuseppe Verdi: era il 1867 e l’opera ebbe grande successo. Si disse che il clamore ottenuto fosse piuttosto merito di Mariani, che le aveva infuso nuova vita; sarebbe così nata, secondo numerosi biografi, una certa rivalità tra Mariani e Verdi, che avrebbe determinato l’allontanamento fra i due musicisti: ma non fu questa l’unica causa. E qui entra in scena, letteralmente Wagner. Questi screzi tra i due, secondo alcuni commentatori, spinsero Mariani a portare in Italia la musica di Wagner, unico autore che in quel momento poteva contrapporsi a Verdi. Questa storia è certamente suggestiva, ma non validata da documenti storici.
L’arrivo a Bologna di un’opera di Wagner si deve soprattutto all’interessamento del sindaco di Bologna Camillo Casarini, che si fece interprete di un sentimento popolare di rinnovamento molto diffuso. Fu poi diretta da Mariani, che stava avendo grande successo in città. Casarini fu sostenuto dall’editrice delle opere di Wagner in Italia, oltre che dalla stampa bolognese, in particolare da Gustavo Sangiorgi, consigliere comunale e direttore del giornale musicale "L’Arpa". Si iniziò dunque a organizzare la stagione autunnale del 1871 al teatro comunale: Il 1° novembre, "Lohengrin" fu eseguito per la prima volta in Italia al Teatro Comunale di Bologna, segnando un momento storico per la diffusione dell'opera di Wagner nel paese. Nonostante l’invito, Wagner non potè essere presente. Venne a Bologna solo cinque anni dopo, nel 1876, in occasione del “Rienzi”. Il Lohengrin ebbe un grandissimo successo: si pensi che i profumieri di Bologna misero in vendita, per l’occasione, acque e cosmetici che alludevano al cavaliere del Cigno, una essenza odorosa omonima dell’opera, e cappelli con simboli del Lohengrin.
La prima del Lohengrin fu ampiamente trattata sui giornali dell’epoca: mai era avvenuto prima, per nessuna opera. Si analizzarono tutti gli aspetti della musica wagneriana e della sua poetica e in breve il nome della città di Bologna fu legato alla prima rappresentazione italiana delle opere di Wagner.
Il 31 maggio 1872 il Consiglio comunale di Bologna decise di insignire il compositore della cittadinanza onoraria. Wagner rispose all’onorificenza con una lettera, che venne tradotta all’epoca su tutti i giornali bolognesi, in cui si dichiarava stupito dal successo della sua opera in città, successo neppure immaginabile, ad esempio, in Francia. Inoltre, Wagner disse che soltanto sotto la parola “libertas” la sua opera poteva trovare così grande ospitalità, e si complimentò con “il genio italiano”, suscettibile di accogliere nuove produzioni, oltre la sua “potenza creatrice”.
Nello stesso anno, il 7 novembre, sempre sotto la direzione di Mariani andò in scena a Bologna il “Tannhäuser”, che ottenne un successo più tiepido dell’opera precedente. Nel crescente dibattito sulla superiorità delle opere tedesche e italiane, si inserì anche il successo dell’opera “i Goti” di Stefano Gobatti, che venne visto dal pubblico bolognese come capace di porsi sulla scia di Wagner, contrapponendosi a Verdi. Apprezzato fu anche il “Mefistofele” di Arrigo Boito, che nel 1875 segnò un ulteriore passo avanti nell’affermazione dei sostenitori di Wagner, contrapposti a Verdi.
Dopo la prima rappresentazione dell’Anello del Nibelungo a Bayreuth dal 13 al 30 agosto 1876, Wagner venne in Italia. Il primo soggiorno a Bologna ebbe luogo dal 26 al 29 settembre. Wagner alloggiò all’Albergo d’Italia in Via Ugo Bassi, visitò la città e si incontrò con il Sindaco Gaetano Tacconi, concordando una sua visita ufficiale a Bologna nel mese di dicembre, in occasione della messa in scena del Rienzi. Tornò a Bologna il 4 dicembre 1876, per la messa in scena del Rienzi al Teatro Comunale: quella fu l’unica volta che Wagner assistette ad una rappresentazione di una sua opera in Italia, evento che ebbe grande risonanza.
Il 14 novembre 1877 venne rappresentato per la prima volta in Italia “Il vascello fantasma”. Così Wagner commentò la prima: «Gli affari di Bologna mi rallegrano assai. E là, a Bologna soltanto che io ho potuto mettere un po’ di piede in Italia. A Bologna ho trovato dei veri amici, delle persone egregie così favorevoli all’idea che mi guida nell’arte».
Nel complesso l’opera ottenne successo, e l’orchestra diretta stavolta da Marino Mancinelli si confermò tra le migliori d’Europa.
Negli anni ‘80 il contrasto fra sostenitori e oppositori della musica di Wagner si attenuò: i suoi meriti vennero unanimemente riconosciuti, nonostante permanesse la difficoltà della messa in scena delle sue opere e la necessità di un direttore d’orchestra all’altezza. Con la venuta a Bologna del direttore Luigi Mancinelli, fu allestito nuovamente un Lohengrin che potesse degnamente reggere il confronto con la celebre prima del 1871.Negli anni '80 il Lohengrin fu rappresentato a Teatro Comunale di Bologna in ben 3 stagioni; nel 1882, nel 1887 e nel 1889.
Nel frattempo, la morte di Wagner, avvenuta a Venezia il 13 febbraio 1883 ebbe ampia eco sui giornali bolognesi. La prima italiana de “L’anello del Nibelungo” fu a Venezia dal 14 al 18 aprile 1883. La compagnia si esibì poi a Bologna dal 20 al 25 aprile con pieno successo.
Al nome di Giuseppe Martucci è invece legata la prima italiana del “Tristano e Isotta”, andata in scena il 2 giugno 1888, in occasione dell’Esposizione universale emiliana. Negli anni successivi, grazie al lavoro dell’Associazione universale Richard Wagner, si diffuse l’esecuzione di brani di Wagner in forma sinfonica: in questo decennio i concerti sinfonici wagneriani prevalsero sull’allestimento di sue opere.
La passione per Wagner non tramontò col secolo: il primo decennio del Novecento fu fitto di appuntamenti wagneriani al Comunale. Ancora il Lohengrin, poi i Maestri cantori di Norimberga”, il “Sigfrido”, L’Oro del Reno” e la scena finale de “La Valchiria” e poi “Il crepuscolo degli dei”.
La rivalità tra Verdi e Wagner si inasprì nuovamente nel 1913, in occasione dell’anniversario della nascita dei due: al Comunale era in programma un’opera minore di Verdi, “I Lombardi alla prima crociata”, mentre di Wagner sarebbero andati in scena il “Lohengrin” e il “Parsifal”. La prima del “Lohengrin” ebbe luogo l’11 novembre 1913, a cui seguirono 14 repliche: il successo fu completo e oscurò “i Lombardi” che andarono in scena il 4 dicembre, con 6 rappresentazioni. Il Parsifal invece andò in scena la prima volta il 1° gennaio 1914 al Teatro Comunale. Il 31 dicembre 1913 scadeva infatti il divieto, imposto da Wagner stesso, di eseguire la sua opera fuori Bayreuth. Per avere il primato, il Comunale di Bologna stabilì di fare eseguire l’opera alle ore 15.00, anticipando altri teatri che avevano programmato il Parsifal quello stesso giorno.
L'opera ottenne un grande successo: la sua esecuzione ebbe ampia risonanza in tutto l’ambiente musicale europeo.
Da questo momento in poi, Bologna divenne ufficialmente nota come “la musicale”. Bologna è la città santa del wagnerismo italiano e la fama del teatro comunale è ancora oggi legata alla fortuna delle opere del compositore. Fama che, visti i costanti successi, non accenna a smorzarsi.
Libretto del "Rienzi" in scena al Teatro Comunale di Bologna nell'autunno 1876 (Foto Creative Commons)