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Corteo Virtus

Il corteo dei tifosi della Virtus (foto di Alberto Biondi)

 

In una fresca notte di quasi estate due anime di Bologna si sono incontrate. Sono all’incirca le dieci e mezza di ieri, quando il primo scoppio di gioia bianco-nera per la vittoria dello scudetto giunge da via Ugo Bassi, dove i tifosi si vanno radunando, fino al Crescentone, dove invece, sulle sedie nere davanti al megaschermo, gli spettatori guardano col fiato sospeso A History of Violence, il crudo thriller di David Cronenberg protagonista della seconda serata del cinema sotto le stelle.

Clacson di motorini, trombette e voci vanno e vengono, ma la folla a pochi passi del Nettuno cresce, mentre il film si avvicina a grandi passi verso il finale. Un piccolo gruppo si distacca, per fare il giro della Piazza intonando un coro contro la storica nemica, la Fortitudo, anche se sono passati anni dall’ultimo derby. Ed ecco, l’ultimo atto, lo schermo nero e poi via verso le Torri, perché dall’altro lato di via Rizzoli non si passa. Dopo una paziente attesa, è infatti il turno di altre stelle di illuminare la notte bolognese.

Esplodono i fuochi d’artificio e l’aria si tinge di rosso, tra le bandiere tricolori e quelle bianconere che sventolano. Nonni e nipoti, giovani e storici tifosi l’uno accanto all’altro. E un’unica grande frase, che rimbalza tra le mura, si legge negli occhi, batte nei cuori: «Siamo i campioni d’Italia». Due volte, come sottolinea più di un tifoso, ripensando alla vittoria rossoblù dello scorso 14 maggio: «Un anno spettacolare per Bologna. E un gran lavoro di squadra», esulta un uomo sulla quarantina, riferendosi alla finale appena conclusa. Valsa alla Virtus il suo diciassettesimo scudetto. Che per qualcuno ha l’emozione della novità: «Bellissimo! È la prima volta da quando tifo che vinciamo», dice raggiante una ragazza. Mentre per qualcun altro quella di un caro amico a lungo atteso e ritrovato: «È una grande gioia poter finalmente tornare in Piazza dopo quattro anni, perché eravamo un po' in crisi d'astinenza», scherza un ragazzo più grande. E c’è persino chi, profeticamente, sapeva già dalla mattina che ieri sera che le Vu nere avrebbero stretto la coppa: «Questa mattina stavo guardando delle vecchie foto e ho ritrovato una pagina di diario sul quattordicesimo scudetto. Mi son detta: “Vabbè, è fatta!”», racconta una signora. «Un miracolo inatteso, insperato», si commuove un uomo. Mentre una ragazza, sorridendo dolcemente, è troppo felice per parlare: «Sono senza parole». Un pensiero, infine, aleggia su tutti quanti, quello per Achille Polonara, ricoverato lo scorso lunedì 16 per una leucemia mieloide, che i tifosi aspettano e ringraziano per aver reso possibile la vittoria che i compagni hanno dedicato a lui.

Una notte di festa, di miracoli e di preghiere. Una notte di sogni, di coppe e di campioni. Una notte di cinema, dentro e fuori dallo schermo. Di quelle che solo a Bologna possono diventare realtà.