Aids
Un paziente sul letto d'ospedale (foto Creative Commons)
In poco più di vent’anni, l’Emilia-Romagna è riuscita a ridurre del 40% le diagnosi di infezione da Hiv, passando da 368 nel 2006 a 220 nel 2023, con un’incidenza pari a 4,9 casi ogni 100mila abitanti. È quello che emerge dalla campagna di comunicazione “Il lato positivo” sul sito della Regione, aggiornata a novembre 2024, che si impegna a promuovere consapevolezza e prevenzione sul virus dell’Hiv.
Nonostante i risultati incoraggianti, rimane alta la percentuale di persone che ricevono una diagnosi tardiva, cioè già con Aids: nel 2023 questo riguarda il 56% dei casi. Tra i sieropositivi, la maggioranza sono uomini (74%), con un’età compresa tra i 30 e i 39 anni (30%) e di nazionalità italiana (67%). La trasmissione avviene principalmente per via sessuale (87%), suddivisa tra eterosessuali (51%) e omo-bisessuali (36%). Per quanto riguarda le donne sieropositive, nel 18% dei casi la diagnosi di Aids è avvenuta durante la gravidanza, e in questo gruppo la maggior parte sono straniere (84%).
Se allarghiamo lo sguardo, la fascia d’età più colpita risulta essere quella tra i 20 e i 49 anni, ed emerge che la sieropositività all’Aids è molto rara per i giovani sotto i vent’anni, mentre rimane con impatto ridotto negli ultracinquantenni. Le persone straniere, infine, sono un terzo del totale (33%), hanno un’età media più bassa rispetto agli italiani e sono prevalentemente di sesso femminile.