città 30

Fabio Bettani, membro di Salvaiciclisti Bologna (foto concessa dall'interessato)

 

«Il nuovo limite sui colli è molto utile, ma temo che non verrà rispettato». Ovvero, in assenza di dissuasori di velocità e di controlli la misura non basterà. È l’amara previsione di Fabio Bettani, membro dell'associazione "Salvaiciclisti Bologna", che da anni si occupa della tutela e dell'incentivo delle due ruote, in merito alla nuova zona 50 imposta su più di 80 chilometri di strade collinari.

«Era una manovra già promessa quando iniziò “Città 30” – spiega Bettani – e da tempo gli abitanti delle colline aspettavano questi limiti. Riceviamo costantemente segnalazioni di pericolo da quelle zone, quindi bene che si sia fatto. Il problema è che si parla solo di rallentatori ottici». Per "Salvaiciclisti" la cartellonistica non può bastare per far rispettare i limiti, mentre sarebbero più utili delle infrastrutture fisiche. «Basta guardare ai nostri vicini di casa: in Francia, nei piccoli villaggi, sono diffusissime le strettoie, punti in cui due auto da direzioni opposte non posso passare, o anche percorsi a zig-zag per disincentivare la velocità. L’intenzione del Comune è da lodare, ma un cartello non risolverà nulla», aggiunge Bettani, che spiega anche come, oltre ai dossi artificiali, «basterebbero dei rialzi pedonali o quello che si è fatto in via Saragozza». Qui Bettani cita la tecnica chiamata street print, ovvero un’incisione sull’asfalto rendendolo zigrinato, come se a terra ci fossero delle mattonelle. «Quando senti la strada ruvida ti viene naturale rallentare», aggiunge Bettani.

Sul tema delle piste ciclabili extraurbane, "Salvaiciclisti" è dubbiosa sul loro funzionamento. «Le ciclabili urbane hanno salvato tante vite, riescono a rendere visibili i ciclisti e a evitare gli incidenti. Non si può dire lo stesso di quelle al di fuori delle mura, come quella che va da via San Donato fino a Granarolo. Riceviamo segnalazioni di persone che ci pedalano e che ci dicono che, rispetto a prima, il miglioramento è nullo. Servono piste separate dalla carreggiata, ma bisognerebbe fare un lavoro più dispendioso in termini di risorse e di tempo».