Il personaggio
Walter Sabatini (Foto Ansa)
«Il Bologna può lottare per lo scudetto, lo ripeto, assumendomi anche tutte le responsabilità scaramantiche del caso». Walter Sabatini, figura storica del calcio italiano ed ex-direttore sportivo tra le altre squadre di Serie A come Roma, Lazio e Bologna, non si tira indietro quando parla delle ambizioni dei rossoblù.
Il tricolore è effettivamente un’opportunità concreta, o la sua è una provocazione?
«Io la vedo come un’opportunità reale. Perché per qualità e continuità di prestazioni il Bologna sta facendo un campionato di alto livello, dopo cinque minuti si capisce se può vincere le partite perché è una squadra molto incisiva. Poi aggiungo che la rosa è forte e che è spinta da un ambiente sano, un sostegno emozionale maturo, non becero. I giocatori sentono in maniera positiva il peso della maglia. Il vero obiettivo sono i primi quattro posti, ma con queste prestazioni lo scudetto può essere un obiettivo “incidentale”. Scaramanzia a parte».
Facciamo un passo indietro. In estate il Bologna perde Beukema, il suo difensore centrale di riferimento. Oggi, i rossoblù hanno la terza miglior difesa del campionato. Come si spiega?
«Mi sento di dirlo con sicurezza: merito dell’allenatore. Quando cambiano i giocatori e non i risultati, vuol dire che il lavoro del mister è di spessore. Significa che ha dato delle coordinate per difendersi e che la squadra le ha recepite. Poi attenzione, il Bologna si difende di squadra, con tutti gli effettivi, mentre in attacco non ha bisogno di tanto possesso palla. Tornando al discorso di prima, è incisivo, va molto bene in verticale».
Siamo in pausa nazionali e le notizie dai ritiri non sono buone, visti tutti gli infortuni. Come è vissuto, nella sua esperienza, questo momento da parte delle società?
«È una doccia calda-fredda. Si è orgogliosi perché i tuoi giocatori vengono convocati per rappresentare il proprio paese, poi ci sono infortuni e sono problemi. C’è anche da dire che il numero dei problemi muscolari sta diventando inquietante. Ogni domenica, perché poi i calciatori si fanno male di domenica, se ne infortunano almeno due a squadra. Se per i casi traumatici non c’è niente da fare, quelli muscolari sono davvero troppi. Anche se, aggiungo, sono difficili da controllare, nel senso che tra la preparazione atletica, la struttura fisica personale e i movimenti in partita, ci sono davvero tante variabili».
Lei a Bologna ha lavorato per due anni, dal 2019 al 2021. Questa direzione, modo di vedere il calcio e costruire una squadra, si vedevano già all’epoca?
«Sì. Lo dico senza problemi, questa visione societaria c’era già e parte dal presidente Joey Saputo e dall’amministratore delegato Claudio Fenucci. Poi nel tempo sono stati bravi a costruire la squadra giusta. Oggi, Sartori e Di Vaio stanno facendo un grande lavoro, sono proprio meravigliosi e non credo di esagerare. Per esempio, negli ultimi anni non ricordo un acquisto sbagliato da parte del Bologna».
Per chiudere, il giocatore della rosa che a lei piace di più?
«Il Bologna ha tanti ottimi giocatori, però se ne devo dire uno dico Freuler. Il motivo è semplice, aumenta il valore tecnico di tutti i suoi compagni. Poi lo scouting del Bologna è stato impeccabile. Ripeto, non sbagliano un giocatore, sono dei cecchini».