Referendum

Elly Schlein

Elly Schlein, segretaria del Partito democratico (foto Ansa)

 

Il referendum dell’8 e 9 giugno si sta rivelando un banco di prova cruciale per gli equilibri interni ai partiti, mettendo in luce vecchie fratture e nuove alleanze. Oltre a misurare l’opinione del Paese sul lavoro, il voto potrebbe produrre effetti duraturi, ben oltre la contingenza elettorale. Il Jobs Act torna così al centro del dibattito politico, dividendo in particolare il centrosinistra e il Partito Democratico. La segretaria del Pd, Elly Schlein, guida con determinazione la campagna per il Sì su tutti e cinque i quesiti relativi a lavoro e cittadinanza. Appoggiata da Cgil e Alleanza Verdi-Sinistra, Schlein propone un’idea di lavoro “dignitoso, sicuro, non povero” e punta a riaffermare diritti finora negati.

Ma l’unità del Pd è solo apparente. Come riporta il "Corriere della Sera", il presidente del Partito Democratico, Stefano Bonaccini, resta defilato, a testimonianza secondo alcuni osservatori della distanza tra l’anima riformista e quella più movimentista. Tra i vari esponenti che hanno preso posizione, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, ha dichiarato che voterà tre Sì e due No. Schlein ha ottenuto anche il sostegno del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, segnale che alla base il Pd appare più coeso che ai vertici. Alessandro Alfieri, infatti, pur criticando lo strumento referendario, voterà secondo coscienza. Infine l’area riformista si limita a sostenere solo due Sì, relativi a cittadinanza e sicurezza sul lavoro.

Sul fronte opposto, Matteo Renzi, ideatore del Jobs Act, resta fuori dalla campagna referendaria, ma Italia Viva ha espresso una linea chiara: Sì solo sulla cittadinanza, No su lavoro, libertà sugli altri temi. Una strategia che intende difendere l’eredità riformista senza innescare scontri diretti.

Azione si oppone con decisione, con quattro No e un solo Sì, quello sulla cittadinanza. +Europa, infine, sostiene due Sì (cittadinanza e sicurezza), ma respinge gli altri quesiti, rivendicando di essere stata promotrice proprio del referendum sulla cittadinanza.

Anche il Movimento 5 Stelle si è schierato in favore del Sì, ma non su tutti i quesiti. Il leader Giuseppe Conte ha annunciato quattro voti favorevoli, lasciando libertà di scelta sul tema della cittadinanza, pur dichiarando che lui voterà Sì anche su quella. La linea del M5s dice basta a "precarietà", "salari da fame" e "morti sul lavoro". Per il Movimento, il referendum rappresenta un’occasione per riaffermare la propria centralità nel dibattito politico e sociale.

L’Alleanza Verdi-Sinistra, tra i principali promotori dell’iniziativa, si conferma invece compatta e coerente nel sostenere tutti e cinque i quesiti. La loro posizione riflette una visione progressista e integrata del lavoro e dei diritti civili.