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membri patrimonio bosco

Membri del'organizzazione Patrimonio Bosco (foto di Giulia Carbone)

 

Vendere aria pulita ad aziende e privati per un futuro ecosostenibile. Questa l’idea di Patrimonio bosco: una gestione forestale innovativa e responsabile attraverso l’aiuto economico e la collaborazione degli Istituti Diocesani per il sostentamento del Clero dell’Emilia, del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e della Regione Emilia-Romagna partendo dalle proprietà ecclesiastiche.

L’intesa si fonda su valori condivisi: tutela del patrimonio naturale, responsabilità verso le nuove generazioni e riconoscimento del bosco non solo come risorsa economica, ma anche come bene culturale e spirituale. L’intesa ha avuto talmente successo che il cardinale Matteo Zuppi si è detto sorpreso «di come alleanze di questo tipo se ne facciano cosi poche». Durante la conferenza stampa, tenuta questa mattina nelle stanze dell’Istituto diocesano di via degli Albari, chiede consiglio al suo entourage sulla parola giusta per esprimere tale collaborazione: «Non è facile “matchare” organi cosi diversi ma c’è qualcosa alla base che ci unisce, la cura dell’ambiente come cura dell’anima perché quello che è destinato al presente può dare germogli per il futuro», ha concluso.

Il progetto prevede la pianificazione delle foreste per ottenere la certificazione dei servizi ecosistemici: dall’assorbimento della CO2 alla biodiversità, dalla protezione idrogeologica al valore paesaggistico e culturale delle aree montane. Questi benefici vengono trasformati in crediti di sostenibilità, che vengono poi venduti tramite reali incentivi finanziari ad aziende e privati.

Si tratta, quindi, di uno strumento che stimola la transazione diretta tra i proprietari e gestori di superfici forestali e i consumatori dei servizi ecosistemici che beneficiano dei servizi generati.

Questo metodo parte dal presupposto che, spesso, chi produce effetti positivi sull’ambiente non viene adeguatamente remunerato sul mercato tradizionale. Giuseppe Vignali, direttore del parco nazionale Appennino tosco-emiliano, ha spiegato, durante il suo intervento, la difficoltà di vendere questi eco-crediti: «Poiché i benefici risultano immateriali spesso sembra di vendere “aria fritta” ma l’idea ha avuto successo, il primo anno siamo partiti da 10mila ettari, ora siamo a più di 30mila». Nell’ultimo anno risultano 60mila i crediti creati di cui 15mila già venduti. Il prezzo singolo ammonta mediamente a 33 euro come si può evincere dal sito del parco ma la cifra può cambiare in base al protocollo usato per crearlo. Vignali auspica di maggiorare la vendita entro il 2026 per un profitto aziendale e privato che ammonta a più di  due milioni di euro. I ricavi però, è bene specificare, andranno poi reindirizzati nella protezione del medesimo territorio.

Le proprietà ecclesiastiche coinvolte rappresentano un contesto unico: un mosaico territoriale esteso e coerente capace, se ben pianificato, di generare un impatto positivo superiore alla somma delle singole superfici, superando la frammentazione che spesso si presenta il limite della gestione forestale italiana caratterizzata per la maggior parte da terreni privati.

Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale Appennino tosco-emiliano, definisce il territorio interessato dal progetto “un’Amazzonia di prossimità” in cui sono presenti 500 milioni di piante e una biosfera protetta dall’Unesco. Si tratta, dunque di un passo importante per la Regione Emilia-Romagna che ha dato nuova linfa vitale al progetto assegnando 40mila euro a fondo perduto pensando a un modello che si auspica in futuro replicabile nei territori attigui.