Emergenza abitativa

L'assessore regionale alle politiche abitative Giovanni Paglia (foto di Andrea Scordino)

L’emergenza casa e la crisi abitativa restano uno dei nodi più difficili da sciogliere. Garantire un’abitazione dignitosa e accessibile a tutti i cittadini è ormai una sfida sociale che la Regione Emilia-Romagna ha scelto di affrontare in modo diretto e strutturato, tra le altre iniziative con un investimento di 300 milioni per la riqualificazione del patrimonio immobiliare di sua proprietà e per costruire nuove abitazioni. È in questo contesto che nasce “Alleanza per la casa: modelli e innovazione per il diritto all’abitare”, l’appuntamento in programma a Bologna nella sede della Regione, oggi e domani, ovvero giovedì 4 e venerdì 5 dicembre.

L’iniziativa, punta a creare un fronte comune formato da istituzioni, operatori del settore, mondo della ricerca, imprese, cooperative e società civile per costruire risposte nuove al bisogno abitativo.

«Il tema della casa è esploso in questi ultimi anni – sottolinea l’assessore regionale alle Politiche abitative, Giovanni Paglia, aprendo i lavori della due giorni –. Il sistema abitativo è in crisi: persone che scelgono di lavorare nei nostri territori fanno sempre più fatica ad abitarci. Siamo davanti a un fallimento plateale del mercato, incapace di garantire a tutti una casa; mentre questa regione è sempre stata in grado di offrire qualità della vita e accessibilità». «C'è bisogno - aggiunge - di politiche abitative stabili e che vadano incontro ai bisogni delle famiglie di lavoratrici e lavoratori e al servizio dell'equità sociale, al servizio anche della crescita economica. In Emilia Romagna stiamo mettendo in campo un pacchetto di misure. La più importante di queste prevede un investimento di 300 milioni di euro per andare a riqualificare il patrimonio immobiliare pubblico che già possediamo, ma anche e soprattutto per andarne a realizzare di nuovo e di qualità elevata, per poi consegnarlo alle cittadine e cittadini della nostra regione a un canone calmierato per almeno un quarto di quello di mercato. Era evidente che esistesse un problema: ovunque andassimo, la parola che risuonava era sempre “casa”».

L'iniziativa regionale però non può restare un'azione isolata, c'è bisogno di un coordinamento Europeo, dice l'assessore: «L'Europa deve fare quello che già sta facendo, ma con più forza. Fortunatamente il tema è stato preso in carico ed è il motivo per cui riusciamo a fare questo intervento. Ci serve che la Banca europea degli investimenti continui a darci finanziamenti di lungo termine e a bassi tassi di interesse. Serve che si permetta l'utilizzo dei fondi strutturali per realizzare politiche abitative da settembre. Quando in questa regione c’è un problema, lo affrontiamo e spesso lo risolviamo prima di altri. Il resto d’Italia seguirà da qui, se riusciremo a innescare un volano».

Lo scenario si intreccia direttamente con la competitività dei territori, dice dal canto suo Gianluca Rusconi, direttore generale di Confindustria Emilia-Romagna: «Le imprese non riescono più a essere competitive anche sul piano dei talenti a causa dell’emergenza abitativa. Il problema alloggi è diventato un fattore che incide sui paradigmi stessi della competitività». Perché, spiega, «se pensiamo a politiche di attrattività ma non creiamo le condizioni per far stabilire qui le persone, abbiamo un evidente problema di attrattività territoriale».

Secondo il rappresentate delle imprese, il nodo è anche economico: «Una persona è disposta a spendere in media il 25% del reddito per una locazione in una città di questa regione, ma ormai si sale molto oltre. Un operaio metalmeccanico che guadagna 1.500-1.800 euro non può permettersi soluzioni abitative dignitose. Non verrà mai a lavorare qui: sarà un nuovo povero». Rusconi mette in guardia per i futuri rischi del futuro: «Se oggi abbiamo indici di disoccupazione bassi, domani potremmo trovarci di fronte a problemi occupazionali». E richiama anche l’importanza di strumenti finanziari avanzati: «L’ipotesi di una collaborazione Regione-Bei per 300 milioni è interessante, ma occorre immaginare una garanzia bancaria che supporti gli operatori del settore». E non manca una critica alle attuali norme: «La legge sulla riqualificazione urbana del 2017 non ha funzionato: il patrimonio edilizio esistente non si sta recuperando. E quattro anni per una bonifica al Comune di Bologna non sono sostenibili per nessun investitore». La via d’uscita? «Far convergere le esigenze di una o più imprese e costruire proposte condivise con gli enti locali, lavorando insieme alle amministrazioni perché queste realizzazioni si possano fare».

Un’emergenza, quella abitativa, che non riguarda solo l’Emilia-Romagna ma attraversa l’intero Paese e l’Europa. Lo sostiene Irene Tinagli, presidente della Commissione speciale sulla crisi alloggi dell’Unione europea: «Il mercato immobiliare non funziona per chi ha visto erodere il potere d’acquisto, soprattutto nelle fasce basse e medio-basse». Da qui la necessità di interventi multilivello: «Si può agire sulla domanda e sull’offerta. Servono più investimenti pubblici e uno stock abitativo stabile, che in Italia si è ridotto nel tempo. Stiamo portando avanti una battaglia in Europa per creare fondi dedicati all’housing, ma sarà complesso. Allo stesso tempo, possiamo stimolare il settore privato con incentivi e strumenti fiscali, che vanno attuati a livello nazionale e regionale».

Sul fronte normativo, Tinagli richiama anche la sfida degli affitti brevi: «Serve una regolazione europea: città e regioni, da sole, rischiano di finire in tribunale e di non ottenere risultati. Il tema va affrontato a livello europeo, regionale e municipale». E aggiunge: «Faccio fatica ad avere interlocuzione con il governo».

A riportare l’attenzione sui dati strutturali della crisi abitativa è Alina Taddei, rappresentante di Acer Emilia-Romagna. «Abbiamo affrontato emergenze importanti, comprese le calamità, e grazie alle Acer abbiamo insegnato molto anche al commissario Figliuolo, ma oggi la situazione richiede un salto di qualità».

Taddei evidenzia come «in Italia lo squilibrio tra domanda e offerta di alloggi sia drammatico», e porta alcuni numeri significativi: «Le case sfitte sono il 27,3% del totale, più di tre volte rispetto la Francia (7,8%) e oltre sei volte la Germania (4,4%). Inoltre, lo stock di edilizia residenziale pubblica rappresenta appena il 2,6%, contro il 12% della Francia, il 24% della Svezia, il 29% dell’Olanda e il 2,5% della Germania».

A fotografare una realtà particolarmente critica è anche Angelina Mazzocchetti dell’Area Statistica, Dati e Sistemi Geografici Regione Emilia-Romagna, che porta l’attenzione sulla situazione bolognese: «A Bologna il 30% delle famiglie vive in affitto, la quota più alta della regione. E l’incidenza del costo dell’abitazione sul reddito è molto più elevata per chi è in locazione rispetto alle famiglie proprietarie». Un divario che si traduce in una soglia di rischio ben precisa: «Quando il costo della casa supera il 40% del reddito, parliamo di sovraccarico abitativo, una condizione che espone le famiglie a una fragilità economica strutturale». Da qui il crescente gap tra affittuari e proprietari, esempio tangibile di un mercato immobiliare sempre più inaccessibile per ampie fasce della popolazione urbana.

 «Dobbiamo mettere in campo investimenti importanti per aumentare la disponibilità di immobili», ha detto il presidente della regione Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, intervenuto sul tema nella sede di Confcommercio a Bologna per la presentazione dei dati dell’Osservatorio immobiliare Fimaa 2025. Sul tema degli affitti brevi ha poi aggiunto: «Non condivido la tesi di chi sostiene che regolando gli affitti turistici si risolvano tutti i problemi legati all’emergenza casa. I numeri non dicono questo, serve una regolamentazione seria, trasparente con una legge unica senza interventi quotidiani o estemporanei».