Partito Democratico

Federica Mazzoni (foto Ansa)
«Mi faccio da parte per il bene del partito». Federica Mazzoni, segretaria provinciale del Pd, si è sfilata così dalla corsa al bis per la guida del partito a Bologna, dopo settimane di tensioni che hanno visto nel mirino la sua ricandidatura. A pochi giorni dalla Direzione prevista per il 12 maggio che darà via al nuovo Congresso, Mazzoni ha fatto «un passo di lato» ma non uscirà di scena: «Continuerò a guidare il quartiere Navile e il Pd nazionale mi ha chiesto di continuare a fare politica». E si toglie qualche sassolino dalla scarpa criticando l’ala riformista del partito.
Può dire di essersi sacrificata sull’altare della pace con i riformisti?
«Assolutamente no. Ho deciso di mettere al primo posto le questioni interne del Pd. In questi quattro anni, con la mia squadra, che ringrazio, ho lavorato per risolvere i problemi del partito, a partire da una situazione di debiti enormi. Abbiamo portato a casa risultati che ci consentono di avere un partito, cosa che non era sicura anni fa, quando ho iniziato il mio mandato. Il commercialista a cui ci siamo rivolti ci ha detto chiaramente “se voi non foste il Pd, ma qualsiasi altra azienda, consiglierei di chiudere”. È stato dunque un grande lavoro, non facile».
Un lavoro al quale lei non si è sottratta?
«I problemi li ho risolti senza tirarmi indietro. Ho cercato di fare il mio dovere per il bene della comunità del Pd di Bologna. Per questo ho deciso di fare un passo di lato, proprio per dire che si può fare politica anche in maniera diversa. I risultati li abbiamo portati a casa come una squadra».
Lei è stata accusata di essere divisiva.
«Esattamente il contrario. Sono stata fin troppo unitaria. A Pieve di Cento, ad esempio (qui la segretaria Pd Federica Orsi fu sconfitta alle elezioni da Luca Borsari, ndr), si sarebbe dovuto agire con più decisione. Alcune volte ho creduto di poter appianare anche con il dialogo dei posizionamenti politici. Essere unitari non significa solo decidere “chi fa cosa”. Credo bisogna dare anche un esempio diverso di come si possa fare politica. E soprattutto, significa anche rispettare l’occasione del referendum».
In che senso?
«Essere unitari significa anche rispettare l’occasione del referendum. I cinque quesiti sono importanti per riqualificare le battaglie del Pd: per un lavoro più sicuro, meno precario, meno instabile, per le buone condizioni di impiego per donne e uomini e poi diritti di cittadinanza per due milioni e mezzo di persone che sono di fatto nostri concittadini ma che vengono esclusi e discriminati all'interno dello Stato, privi dei diritti di tutti. Queste sono assolutamente le battaglie che deve abbracciare il Pd».
Cosa pensa, invece, di quelli che hanno votato contro Schlein in Europa?
«Io penso che la linea di Schlein e Peppe Provenzano, sia stata molto intelligente e coraggiosa. Anche per far capire al Partito Socialista Europeo come il riarmo di singoli stati non sia la soluzione. Io penso che sia nel merito che nel metodo sia stato sbagliato votare in dissenso rispetto a questa linea. Così non va bene, bisogna tornare ad avere una lealtà».
Lei è stata la prima segretaria donna della storia del Partito a Bologna: il bilancio?
«C'è ancora una grande questione di genere, anche nel Pd. D’altronde, i partiti sono specchio della società quindi non c'è da meravigliarsi. Io mi sento dentro una storia collettiva di donne. Ringrazio tutte coloro che negli anni passati hanno fatto anche battaglie diverse per spianare la strada anche a me, che mi hanno portato ad essere prima segretaria donna del Pd di Bologna. È importante non solo il fatto di essere donna e il chi arriva a ricoprire degli incarichi, ma anche sentirsi parte di un progetto collettivo. E sento anche di avere un'ulteriore responsabilità, di aiutare chi dovrà venire dopo di me, un po' anche a fare meno fatica, ad aprirsi meglio la strada. Bisogna aiutare tutte le altre donne, non lavorare solo per sé stesse. E questa è anche una grande differenza rispetto alla destra di Meloni. A me il femminismo ha insegnato che il potere è il potere di cambiare, di migliorare, di incidere nelle cose, non essere solo attaccati a un ruolo».
Chi vede ora al suo posto alla guida del partito?
«Lunedì si aprirà la fase congressuale. Ci tengo a partecipare alla discussione sul futuro del Pd».
E nel suo futuro invece, cosa c’è?
«Continuerò a fare politica. Anzi, mi sento ancora più motivata nel sostenere Elly Schlein: mi è stato chiesto di occuparmi di politica anche ad altri livelli oltre Bologna. Inoltre, manterrò il mio ruolo di presidente del quartiere Navile, un ruolo ambientale, istituzionale e amministrativo. Adesso, per la fine del mio mandato, mi concentrerò sulla campagna per i referendum dell’8 e 9 giugno. E il 13 maggio al Circolo Passepartout, insieme a Peppe Provenzano alle 20.30 ci sarà una iniziativa su Gaza e sulle guerre di oggi, dal titolo “Quale pace, quale futuro? L’Europa e il mondo di fronte alle guerre di oggi”».