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Permangono criticità in Emilia-Romagna per le visite mediche inevase. La pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova il sistema sanitario nazionale e la sua capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini. I fondi aggiuntivi stanziati dalle autorità regionali, per un totale di 50 milioni di euro, hanno dato sollievo agli elenchi di pazienti in coda, ma non bastano. Dati tratti dalla piattaforma regionale Tdaer per il monitoraggio delle liste d’attesa mostrano una capacità di risposta pari in media al 77,7 e al 74,4% delle richieste, nei mesi di marzo e aprile 2025.

Estrapolando dalla banca dati l’andamento di specifiche specialità mediche si osservano punti di criticità che non sorprendono. Il 36% dei cittadini a cui era stata prescritta una visita dermatologica non ha ottenuto un appuntamento nel trimestre aprile-giugno 2024, percentuale che si eleva al 40 e 45% nei trimestri gennaio-marzo e aprile-giugno dell’anno in corso. Trend in peggioramento anche per la visita urologica, con il 12% dei pazienti rimasti senza risposta nel trimestre aprile-giugno 2024 e il 35% nello stesso trimestre 2025.

Non doveva esserci un costante recupero delle visite? Non sempre, non per tutti. Come il 33% di chi attende allo stato attuale una visita gastroenterologica o del 30% dei malati che nel gennaio-marzo 2025 necessitava di una visita oculistica.

Sul tema si è espresso anche Salvatore Lumia, presidente regionale del sindacato dei medici Cimo-Fesmed, con una riflessione che amplia la prospettiva da cui si osserva il fenomeno della carenza di cure: «Oltre a chiedere maggiori finanziamenti per la sanità sarebbe opportuno intervenire sulle cause della carenza di personale, rendendo nuovamente attrattivo il lavoro del medico negli ospedali pubblici in modo da convincere i giovani medici a rimanere nel Servizio sanitario regionale e arrestare la fuga di professionisti: migliorare le condizioni di lavoro, adottare rapidamente i contratti integrativi, e  applicarli in modo corretto, assumere gli specializzandi con il Decreto Calabria, rispettare e valorizzare la professionalità  dei medici e rendere competitive le condizioni economiche. E su quest’ultimo aspetto certo non aiuta l’aumento dell’Irpef regionale che va a penalizzare i lavoratori dipendenti, e quindi anche i medici ospedalieri, proprio per finanziare maggiori investimenti per il Servizio sanitario regionale: ma a cosa serviranno, se poi non ci saranno medici disposti a garantire visite, cure, esami e interventi?».