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La vista su San Luca (foto di Riccardo Ruggeri)
«La legge regionale consente la dispersione delle ceneri in luoghi pubblici distanti da manufatti, abitazioni e centri urbani, purché non si tratti di terreni privati. In contesti come questo è quindi possibile procedere, ma il problema nasce quando molti scelgono lo stesso punto, trasformandolo di fatto in un cinerario. È l’abuso a generare fastidio». È il commento di Gianluca Palloni, presidente del Cif, il consorzio delle imprese funebri di Bologna, sul problema dello spargimento, per giunta eccessivo, delle ceneri nella piccola area verde vicino al parcheggio di via Monte Albano, a pochi passi dal santuario di San Luca. Un problema che sta creando disagi per il mantenimento e la gestione dell’ordine in quella zona.
San Luca è da sempre meta di pellegrinaggio. Per i turisti, che desiderano visitare uno dei luoghi simbolo di Bologna, come per i bolognesi, che nella basilica si sentono a casa come davanti a un buon piatto di tortellini in brodo. Ma anche per chi cerca conforto religioso dalla Beata Vergine collocata nel cuore del santuario. Da qualche tempo, però, San Luca è oggetto di visite anche per chi vuole rendere omaggio ai propri cari, magari esaudendo il loro ultimo desiderio: lo spargimento delle loro ceneri nel luogo più amato. È così che, oltre le siepi che delimitano il parcheggio in cima alla scalinata, è sorto un piccolo e spontaneo cimitero cinerario. Tra mazzi di fiori e vasi adagiati sul prato, questo luogo è diventato la meta preferita per chi vuole disperdere le ceneri dei propri cari, dando loro l’ultimo saluto ma creando più di qualche fastidio al mantenimento della zona.
Lei ha mai avuto la percezione che questo fenomeno stesse accadendo?
«No, non ne ho avuto la percezione, me ne sono proprio accorto. Un giorno siamo andati a San Luca a fare delle foto e ci siamo imbattuti in questo luogo pieno di fiori e di santini. È una cosa indubbiamente non carina, che ho notato avviene da un paio d’anni».
Cosa prevede la legge e qual è il problema che si viene a generare?
«La legge regionale consente la dispersione delle ceneri in luoghi pubblici distanti da manufatti, abitazioni e centri urbani, purché non si tratti di terreni privati. In contesti come questo è quindi possibile procedere, ma il problema nasce quando molti scelgono lo stesso punto, trasformandolo di fatto in un cinerario. È l’abuso a generare fastidio. Inoltre esiste già il Giardino delle Rimembranze del Cimitero della Certosa, appositamente destinato alla dispersione delle ceneri, che non comportano rischi igienici perché la pioggia le dissolve».
Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?
«Si potrebbe iniziare sgomberando tutta quell’area da fiori e santini. Il problema non è tanto lasciare le ceneri nella zona in cui è terreno pubblico, quanto l’ordine che poi andrebbe lasciato».
Le agenzie e le imprese funebri possono fare qualcosa in merito?
«Le agenzie potrebbero farsi parte diligente e spiegare che non si dovrebbe fare abuso di questo luogo, cercando di sensibilizzare un po’ di più le persone. E le singole imprese funebri potrebbero cercare di spiegare meglio quali sono i luoghi adibiti per questo genere di funzioni. Dopodiché la scelta spetta alle famiglie».