AMBIENTE

Gli assessori Alessio Mammi, Irene Priolo e Vincenzo Colla e il presidente Michele De Pascale (foto di Paolo Pontivi)

 

Un progetto di legge regionale approvato dalla Giunta per individuare le aree idonee all’installazione di impianti di produzione di fonti di energia rinnovabile (Fer), in conformità alle indicazioni dell’Unione Europea sulla transizione verde e nell’ottica della tutela ambientale dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un compendio di norme trasversali a diversi assessorati che ha coinvolto quello all’Ambiente, quello allo Sviluppo economico e alla green economy e quello all’Agricoltura. Il provvedimento regionale, presentato questa mattina, è una diretta applicazione locale del “burder sharing”, che prevede entro il 2030 il raggiungimento di 6.3 Gw di potenza aggiuntiva proprio da fonti rinnovabili in Regione, per arrivare poi all’obiettivo nazionale complessivo di 80 Gw.

Secondo il presidente Michele De Pascale, «la legge è un esempio concreto di come la Regione intende affrontare la sfida delle energie rinnovabili con strumenti innovativi, equi e territorialmente responsabili. Allo stesso tempo prova a colmare la difficoltà che le imprese stanno affrontando a causa dei costi dell’energia, favorendo l’installazione di impianti per l’autoproduzione delle aziende. Sappiamo che la transizione energetica deve essere accelerata, ma deve avvenire con un patto chiaro tra istituzioni, imprese e cittadini. Tutelare l’ambiente e promuovere lo sviluppo non sono obiettivi in contraddizione, ma due facce della stessa politica».

In tale contesto, dal punto di vista pratico, il progetto distingue, sulla base della normativa nazionale, le aree idonee all’installazione da quelle non idonee e da quelle ordinarie. Nelle prime sono incluse le superfici già compromesse o le aree già infrastrutturate, come i tetti degli edifici, le cave dismesse e le discariche, le aree industriali e le aree agricole adiacenti alla rete autostradale (entro 300 metri) o entro i 500 metri dalle aree di pertinenza degli impianti industriali. In queste zone, la legge consente l’installazione di tutte le tipologie di impianti Fer e prevede un regime autorizzativo semplificato. 

Nessun impianto di Fer sarà invece ammesso, salvo speciali deroghe derivanti dalle opere di concessione, nelle aree considerate di particolare pregio naturalistico o paesaggistico, comprese quelle più vulnerabili. Nella categoria delle aree ordinarie, invece, in ottica residuale rientrano tutte le zone nelle quali l’installazione di impianti è consentita nel rispetto di vincoli specifici, tra cui la salvaguardia delle colture di pregio e delle tradizioni agroalimentari, sempre nella compatibilità con le previsioni urbanistiche di riferimento.

Irene Priolo, assessora all’ambiente, ha sottolineato che il progetto «presto andrà in aula, consentendo a tutte le forze politiche di confrontarsi sul tema. È forte l’esigenza di avere uno strumento che dia risposta alle istanze degli operatori e, a livello nazionale, il percorso di chiusura di una legge di tal genere l’hanno fatto solo tre regioni. Noi avremmo voluto farlo prima, ma il cambio della legislatura ha fermato per un periodo l’attività della Giunta. Siamo andati oltre le indicazioni della normativa nazionale, specificando quanto più possibile il requisito dell’idoneità dell’area, offrendo maggiori garanzie di tutela e di efficienza».     
Secondo l’assessore allo Sviluppo economico Vincenzo Colla «è chiaro che, una volta approvata questa legge, che è di perimetro e che tiene insieme un sistema, si aprirà poi la necessità del posizionamento strategico della regione. Dovremo andare a elaborare il nuovo piano energetico regionale, che per coerenza e rispetto si dovrà posizionare nella medesima direzione. È inutile girarci attorno, è necessaria una nuova strategia energetica. Non ci saranno più le grandi centrali elettriche, sarà sempre di più una produzione di prossimità e di autoconsumo. Il 30 maggio incontreremo i vertici di Terna (la società che gestisce la rete nazionale di trasmissione dell’energia elettrica) per la questione della disposizione più efficace possibile delle reti. A breve, partirà  la convocazione delle commissioni sul tema delle concessioni, questione delicata e imprescindibile per la buona riuscita del progetto».

«L’obiettivo di fondo – dice l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi - è tenere insieme la capacità di aumentare le energie rinnovabili per ragioni ambientali e per ragioni economiche. E poi salvaguardare il più possibile l’agricoltura e le produzioni agroalimentari con particolare attenzione a quelle certificate. Spingiamo il più possibile sull’utilizzo di quelle aree maggiormente compromesse. La normativa nazionale già individua le aree idonee che possono essere il luogo in cui installare il cento per centro delle Fer. Noi cerchiamo di tutelare queste aree che ospitano le produzioni certificate, ammettendo solo l’agrivoltaico nell’interesse esclusivo dell’azienda agricola proprietaria, evitando le speculazioni. Nelle aree deputate alla realizzazione di prodotti certificati, è ammessa solo questa forma di energia alternativa, che salvaguardi l’azienda e il bene inestimabile che quell’azienda produce. In Emilia-Romagna, il settore agroalimentare vale 30 miliardi di euro. Non bisogna dimenticarlo».