La mostra

"The singing butler" di Jack Vettriano (foto di Edoardo Cassanelli)
Una nostalgia misterica, che sia su una spiaggia o in un café o ancora in una stanza poco illuminata. Questo si coglie ammirando i quadri di Jack Vettriano, nome d’arte di Jack Hoggan. Il celebre pittore scozzese è scomparso di recente ed è per questo motivo che risulta ancora più preziosa la mostra sulla sua carriera allestita a Palazzo Pallavicini, la prima in assoluto in Italia, visitabile fino al 20 luglio.
Le sale del palazzo racchiudono oltre settanta inestimabili capolavori, come dipinti a olio e carte museali, risultato di una scelta dello stesso Vettriano, che ha saputo distinguersi per la pittura di soggetti avvolti da un alone di malinconia, fondendo realismo alla Hopper, erotismo e tinte noir. Il tutto rivela fotografie di realtà distanti dal rumore del mondo, come sospese, volutamente fuori dal tempo, eppure portatrici di una qualche attesa che non si rivela. Inoltre, colori caldi e scuri si fronteggiano con delicatezza nei suoi quadri e risaltano i suoi gusti rétro.
Tra le opere esposte non poteva mancare, per il pubblico bolognese e non, "The singing butler", la sua tela più apprezzata. Una spiaggia rapita da tempo di pioggia, questa è la scena, ravvivata da un maggiordomo (che intona una canzone anche se non si vede il viso) e una cameriera con degli ombrelli e, tra loro, da una coppia danzante, lei con un vestito rosso infuocato che rapisce gli occhi. Nessuno guarda verso l’osservatore, ognuno dentro la cornice nasconde la propria intimità. Spetta a chi guarda tentare di coglierla.
La recensione è tratta dal n.2 del Quindici uscito il 30 aprile 2025