beni culturali

Un modulo componibile Makros (foto concessa dall'azienda)

 

Dai ventisette chilometri di Istanbul a sei di Arezzo: no, non si tratta della distanza di qualche competizione podistica, ma delle lunghezze degli archivi intelligenti realizzati da Makros. Un’azienda unica nel suo genere, nata dall’intuizione del perito esperto in sistemi di archiviazione ferrarese Massimo Luise, che nel 2011 ha brevettato Blockfire, un sistema per tutelare manoscritti e documenti antichi dal fuoco.  Poi è passato al degrado ambientale e ora lavora all’acqua. «Sono partito con l’idea di salvaguardare il patrimonio archivistico dagli incendi - racconta Luise in un incontro con la redazione di Incronaca - così ho immaginato delle speciali “casseforti” che riparassero libri e documenti dalle fiamme: è stata una vera sfida, si trattava di realizzare qualcosa di assolutamente inedito». È un sogno vincente, quello del fondatore, che intercetta così una necessità effettiva di tanti siti culturali, conservativi e archivistici: custodire le proprie collezioni con sistemi più efficaci di quelli allora in uso. «Mi capitava di visitare biblioteche o musei, constatando puntualmente la situazione di precarietà in cui versavano i beni artistici e librari - ricorda - causata anche dall’inadeguatezza degli impianti di spegnimento: debellano le fiamme ma rischiano di compromettere il contenuto». Un’esigenza reale, dunque, dalla quale prende il via un periodo di studio e ricerca, con l’obiettivo di realizzare un prototipo in grado di sostenere la sfida. Nasce così il modello zero di Blockfire, lo speciale “armadio” in grado di resistere anche a mille gradi di calore: un sistema passivo, cioè non bisognoso di impianti di spegnimento esterni e in grado di attivarsi a seconda dell’incremento della temperatura.

«Si tratta di moduli componibili, protetti da una fibra ultra isolante - spiega Luise - quando le fiamme divampano, il sistema si sigilla grazie alle guarnizioni termosensibili. Gli esperimenti effettuati hanno stabilito che all’interno delle “casseforti” la temperatura non supera i settantotto gradi, laddove all’esterno, in caso d’incendio, può arrivare a mille». Un vero e proprio eureka! per Luise, che lo ha portato alla prima installazione di Blockfire a Forlì, poi al Politecnico di Milano, senza più fermarsi. «Certo, è stato un primo risultato, ma è arrivato in seguito a un lavoro indefesso sul brevetto - rivela - Sentivo di avere un’idea vincente ma non c’erano soldi per svilupparla. Così sono andato alla Camera di Commercio di Ferrara, dove un’impiegata gentilissima mi ha dato un modulo, ossia una traccia. Ho dovuto studiare per confutare altri tredici brevetti simili. Alcuni erano giapponesi, altri coreani, altri ancora americani. Ho passato l’estate del 2011 a tradurre e confutarli. Finalmente ho ottenuto il brevetto per il mio sistema».

Parte ufficialmente così l’avventura di Makros. La sede è oggi all’interno dell’incubatore gestito da Sipro – Agenzia per lo Sviluppo di Ferrara, collocato fra le facoltà d’Ingegneria, di Fisica e il Tecnopolo universitario: un ambiente ideale per ospitare startup e aziende innovative del settore tech. «Siamo stati ammessi all’interno dell’incubatore solo dopo aver presentato il curriculum e il nostro piano progettuale - dice Luise - ma poter contare su quei locali è una grande fortuna, perché si tratta di un luogo strategico, davvero centrale per la nostra ricerca e lo sviluppo».

Una configurazione aziendale “snella”, quella voluta da Luise, che sceglie di investire sul know-how piuttosto che sull’aspetto manifatturiero: l’innovazione nasce dall’interno, mentre i materiali vengono realizzati da produzioni terze. «Ho cominciato da solo, lavorando anche venti ore al giorno - afferma - poi sono arrivati dei validissimi collaboratori. Al momento, siamo in dieci, ma ci avvaliamo anche dell’aiuto di un comitato tecnico-scientifico di dodici professionisti: biologi, matematici, architetti, esperti in sensoristica. Delle componenti metalliche si occupano aziende satelliti, mentre la fibra antincendio viene prodotta fra l’Italia e il Belgio». Modello soft, dunque, che si rivela vincente sia in momenti di grande richiesta che in quelli di crisi, poiché lascia le mani libere per investire in ricerca e sviluppo: in effetti, ben il 70% degli utili di Makros vengono devoluti a tale ambito. E il fatturato in aumento sembra premiare questa scelta. «Quando ho cominciato ero solo e l’introito record è stato di 720 mila euro - spiega il fondatore - poi nel 2018 l’azienda ha assunto la denominazione giuridica di Srl, sorpassando l’aspetto individuale: il fatturato è cresciuto a un milione. Da quel momento, esclusa la parentesi pandemica, il fatturato è progressivamente aumentato, tanto che abbiamo chiuso il bilancio del 2024 con poco meno di cinque milioni. Le prospettive per il 2025 ci parlano, se non di raddoppio, di un incremento del 50%».

Non solo il fatturato, cresce anche la qualità della ricerca, finalizzata, in questa fase, a integrare i sistemi di protezione. Già perché è l’acqua oggi a costituire un pericolo addirittura maggiore del fuoco. Gli incendi sono episodici. Gli allagamenti, con le alluvioni, sono sempre più frequenti. «Gli allagamenti del 2023 a Forlì hanno duramente inficiato l’archivio cittadino e decine di siti - racconta Luise - ma non è un fatto inedito: basti pensare all’esondazione dell’Arno nel 1966, che ha determinato la rovina di migliaia di documenti antichi. Alcuni di questi sono ancora “in cura”».  L’azienda ferrarese sta lavorando a una soluzione. «Stiamo facendo sperimentazioni con risultati soddisfacenti». Un’archiviazione del genere consentirebbe la salvaguardia dei documenti, nonché un contenimento drastico dei costi dovuti al restauro. Mediamente, la ristrutturazione di una pagina può valere ottocento euro: molti di più rispetto ai trecento relativi al costo di un metro lineare del nostro sistema». Attenzione anche nei confronti dell’antisismica, come dimostra l’installazione di un sistema taylor made a Modena: in effetti, all’indomani del sisma del 2012, una legge regionale ha prescritto il divieto di ancorare gli archivi alla struttura, al fine di renderli meno soggetti a eventuali scosse. Una norma alla quale gli esperti di Makros si sono rapidamente adeguati, ideando un impianto a contatto con il terreno e non con i muri. «Abbiamo studiato un sistema di tralicci, capace di rendere l’archivio antisismico», spiega il fondatore.

Incendi, inondazioni e terremoti costituiscono eventi straordinari, ma a insidiare quotidianamente i documenti ci sono gli agenti batteriologici, che poco a poco degradano carta e pergamena. O materiali lignei. Gli archivi, oltre alla carta, sono pensati infatti anche per quadri, suppellettili, tessuti. Appunto un processo lento, ma inesorabile, rispetto al quale, alle volte, anche gli esperti hanno difficoltà di monitoraggio. Da qui l’intuizione di realizzare sistemi in grado di percepire le esigenze dei documenti, adottando le opportune contromisure in base alla situazione. «È il contenuto a disciplinare il contenitore - illustra Luise - definendo condizioni ambientali quali temperatura e umidità, a seconda delle proprie necessità. Stiamo studiando questa soluzione anche per un progetto con 38 codici miniati custoditi al Palazzo Schifanoia di Ferrara. Con il nostro sistema, in generale, studiato l’ambiente esterno, il tutto viene governato internamente».

E del resto la conservazione dei beni archivistici costituisce un imprescindibile filo rosso con la storia, anche (e forse soprattutto) in questo tempo di digitalizzazione imperante. «Dobbiamo ribadire il valore dell’originale - sprona Luise - maneggiare, toccare un manoscritto è una sensazione impagabile. È una questione strettamente collegata alla valorizzazione della cultura e alla trasmissione della memoria». Con questo obiettivo, Makros sostiene da anni anche al Festival Caterina Sforza – L’Anticonformista di Forlì. Nell’ultima edizione, lo scorso 11-13 giugno, è stato proiettato un breve documentario sui danni librari e archivistici causati dall’alluvione del 2023. «Abbiamo potuto realizzarlo in Makros, dove vi è una professionalità dedicata, grazie al contributo di immagini e foto di Andrea Bonavita e Silvia Camporesi. Di recente siamo stati anche a Monza, per Super Architettura, o più semplicemente abbiamo partecipato all’inaugurazione del Palazzo Marfisa d’Este di Ferrara. La sfida del futuro? Conservare foto e negativi, sono soggetti ad autocombustione ma abbiamo già un rimedio in cantiere».

 

L'articolo è tratto dal "Quindici" n.6 del 25 giugno 2025