Scienza

Incontro "Finanziare la ricerca per la salute. Il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. La salute circolare". Foto di Ludovica Addarii
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Le parole dell’articolo 32 della Costituzione hanno fatto da cornice all’annuale convegno organizzato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che investe anche nella ricerca medica con fini di interesse pubblico e utilità sociale. Una riflessione su benessere, ambiente e ricerca scientifica, tema portante dell’incontro è stata la Salute circolare: un approccio sistemico e olistico che collega in modo profondo la salute dell’uomo a quella degli animali, dell’ambiente e dell’intero ecosistema.
«Avete presente il terrario? All’interno del contenitore in vetro non c’è una valvola di sfiato per buttare fuori i gas tossici. Il nostro pianeta non è tanto diverso da quello, che allo stesso modo è costituito da piante, aria, batteri, acqua. Secondo me è un'ottima sintesi di quello che io vi voglio raccontare, perché è un micro-ecosistema chiuso. È un perfetto riassunto di ciò che accade sulla nostra terra». Nessun gergo tecnico, parole semplici quelle di Ilaria Capua, virologa, divulgatrice scientifica e professoressa alla Johns Hopkins di Bologna, con l’obiettivo di avvicinare alla scienza chi esperto di scienza non è. Un oggetto decorativo comune, usato come metafora per spiegare il concetto di one health, da lei sviluppato nei sette anni trascorsi come ricercatrice negli Stati Uniti e traducibile in italiano con salute circolare, «un approccio innovativo alla ricerca e non solo, alla salute, alla vita di tutti i giorni, un nuovo modo di pensare, un cambio di paradigma. La nostra salute dipende dagli equilibri di acqua, aria, terra e fuoco», spiega la virologa con un rimando alla filosofia ippocratica degli antichi greci.
La terra crea prodotti di origine animale e vegetale, l’80% del cibo che viene consumato sulla terra proviene dalle piante. Ogni attività svolta dall’uomo, però, produce degli scarichi che vanno a finire direttamente dentro madre terra, dalle case alle fabbriche. Se la terra viene inquinata, allo stesso modo lo saranno le piante, e se le piante non sono sane perdono quelle capacità nutrizionali che dovrebbero avere e che sono essenziali per la nostra salute. Così come gli animali, che siano essi da reddito, quindi allevati per la produzione di cibo, o da affezione come cani e gatti tenuti nelle abitazioni, si nutrono anch’essi con prodotti della terra e la loro salute influisce su quella dell’uomo.
La salute della terra è strettamente collegata a quella dell'acqua. Quando piove ciò che è presente nella terra finisce nelle falde acquifere. L’essere umano, così come il pianeta, è fatto del 70% di acqua; quindi, anche la qualità dell’acqua consumata ha ricadute sullo stato di benessere dell’uomo. «Noi abbiamo riempito i nostri mari di plastica. Lo sapete che nell’oceano Pacifico c'è un'isola di plastica che è grande cinque volte l'Italia? Questa plastica è veramente eterna, magari non rimane sotto forma di bottiglia di plastica, ma diventa microplastica. Questa, attraverso il pesce e la catena alimentare, la ritroviamo nel nostro corpo, nel cervello, nell'apparato riproduttivo, hanno trovato le microplastiche anche dentro il cordone ombelicale. Bisogna prendere in mano la situazione».
Allo stesso modo l’aria. Dopo i suoi sette anni in Florida, Ilaria Capua ha avuto modo di assistere a diversi uragani, distruttori di ecosistemi che lasciano al loro passaggio pollini e batteri. «L’essere umano è riuscito a sporcare anche l’aria. Purtroppo, in alcune zone d'Italia, di cui Bologna è un po' la coda, la qualità dell'aria non è ottimale. Ce lo ha detto il covid, che ha provocato più casi laddove l’aria era più sporca».
E poi c’è il fuoco, sotto forma di riscaldamento globale. In estate le temperature superiori ai 40 gradi consecutivi giorno dopo giorno mettono sotto stress il nostro sistema cardiocircolatorio.
Sulla scia della salute circolare apre una parentesi anche sul tema dell’antibiotico-resistenza. L’abuso di antibiotici e il loro smaltimento scorretto stanno alimentando una crisi globale: i batteri diventano resistenti e le cure perdono efficacia. Il problema non è solo clinico: farmaci buttati nel lavandino o nel water finiscono nelle falde acquifere e tornano nella catena alimentare, danneggiando batteri utili nel suolo, in un solo cucchiaio di terra vivono miliardi di batteri, molti dei quali essenziali per la fertilità del terreno: l’esposizione agli antibiotici li danneggia, alterando l’equilibrio naturale.
Ilaria Capua conclude, infine, il suo intervento con un appello alla responsabilità collettiva della società, sottolineando l’importanza del ruolo della scienza dell’investimento nella ricerca: «Noi oggi siamo in grado di misurare tutto. Le polveri sottili, la temperatura, gli allergeni. Invece di usare i big data solo per vedere dove io mi compro le scarpe, oppure che cosa compro al supermercato, perché non li usiamo per mettere insieme dei pezzi, quelli che tengono in equilibrio acqua, aria, terra e fuoco? Salute circolare vuole distillare tutte le informazioni che generiamo ogni giorno, con i nostri cellulari. Qui c’è il tecnopolo, c’è l’istituto del clima, usiamole queste informazioni e grazie all’intelligenza artificiale, sviluppiamo nuovi campi di coscienza. Si tratta, miei cari, di vedere le cose in modo diverso. Noi, che ci siamo autobattezzati Homo sapiens, non possiamo continuare a essere i distruttori. Siamo parte di un sistema, di un equilibrio. E poiché siamo quelli con più connessioni cerebrali, tocca a noi adoperarci affinché la scienza prenda una nuova direzione».