consultazioni

Foto concessa dall'Ufficio Stampa Cgil di Bologna

 

«Eravamo davanti alla Rai di Bologna per contestare l’oscuramento mediatico sulla campagna referendaria». Michele Bulgarelli, segretario generale Cgil Bologna, dopo aver indetto la protesta davanti alla sede regionale, denuncia l’atteggiamento di ostilità del Governo nei confronti del referendum sul lavoro. «Il clima di censura che è in corso ci ha portato a organizzare questo presidio, perché, abbiamo visto, non si vogliono informare correttamente le persone sul voto».

Le proteste di lunedì davanti alle sedi Rai, al grido di «adesso parliamo noi, rompiamo il silenzio sul referendum», si sono estese in varie città d’Italia. Oltre a Bologna, ci sono stati presidi ad Ancona, Firenze, Napoli, Milano e Pescara. L’obiettivo: invocare il rispetto delle oltre 4 milioni di firme raccolte lo scorso anno, e garantire la formazione di un’opinione pubblica libera, contro la censura messa in atto dalla televisione pubblica.

«Ormai i referendum ci sono», aggiunge Bulgarelli, «è il popolo sovrano che dovrà decidere».

In effetti, da parte dei mezzi di informazione, non sono molte le notizie trapelate. Gli italiani sono chiamati alle urne l’otto e il nove giugno, per decidere l’abrogazione di quattro quesiti sul mercato del lavoro e la sicurezza. Eliminazione al jobs act, freno dei licenziamenti illegittimi, tutele per i lavoratori, precariato e sicurezza sul lavoro. Queste le linee direttrici del referendum, alle quali si aggiunge un quinto quesito sulla cittadinanza. «L'obiettivo è dimezzare gli anni di residenza continuativi in Italia per fare la domanda di cittadinanza. Il quinto quesito non è promosso da noi, ma la Cgil sostiene cinque sì. Per noi è un'unica campagna».

Intanto, il Governo si è opposto pubblicamente al referendum, e sui media regna il silenzio. «Chi è contrario non solo non sostiene il no, ma spinge all’astensionismo. È inaccettabile sentire autorevoli esponenti della destra che invitano a non andare a votare. Questo ci fa capire in che stato è la nostra democrazia».

Il referendum infatti, per essere valido, ha bisogno di raggiungere il quorum di partecipazione. E la partita, più che sul sì e no del voto, sembra giocarsi proprio sull’adesione, sul numero di cittadini che si presenteranno alle urne a giugno. «Se in passato la Cgil è stata contro alcuni referendum, nella storia sindacale siamo sempre andati in piazza, anche a sostenere il no. Mai, però, ho invitato a non andare a votare, perché è un fatto di qualità della nostra democrazia».