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Marco Bonamico

Marco Bonamico (Foto concesse dall'intervistato)

 

Stasera le Vu nere puntano al tris della vittoria, ma l’avversario non va sottovalutato. «Mi aspetto una reazione d’orgoglio di Brescia», dice Marco Bonamico, storico campione della Virtus, che ha portato a casa lo scudetto due volte, nella stagione 1975/76 e in quella 1983/84. 

In un’intervista a InCronac@, l’ex giocatore fa il punto a poche ore dalla Gara 3 della finale di Lba, rievocando l’emozione provata davanti al mare di folla che accolse la squadra vincitrice, di ritorno da Milano. Un pensiero, sentito, va ad Achille Polonara, ala grande fuori dal campo perché ricoverato per la leucemia mieloide. E un invito a investire di più nei giovani, perché possano diventare gli sportivi – e i campioni – di domani.

 

La Virtus chiude stasera la serie in Gara 3?

«Secondo me chiuderà tra stasera e Gara 4. Mi aspetto una reazione d’orgoglio di Brescia. Probabilmente sarà una gara difficile, anche se ovviamente mi auguro che la Virtus vinca. Però l’avversaria è una squadra di carattere, ben allenata e messa sul campo molto bene. Vediamo se riuscirà a recuperare. Sarà una bella finale».

 

Su cosa deve puntare per vincere?

«Non deve cambiare assolutamente nulla, ha avuto tanto da tutti. Finora ha dimostrato più solidità dell’altra squadra, soprattutto in difesa, annichilendo qualsiasi avversario, e con un Hackett strepitoso da tutte e due le parti del campo». 

 

Un giudizio sulla stagione della Virtus? 

«Intanto la Virtus è finita prima in campionato (della stagione regolare, ndr), pur giocando su due fronti. E questo credo che sia comunque, se vogliamo, la legittimazione di un primato. Ma quando iniziano i playoff comincia quasi un altro sport. Le prestazioni alla fine valgono dieci volte quelle del torneo dell’andata. E la Virtus ha dimostrato, come altre volte, cuore e voglia. Forse più di qualche altra squadra. Anche se non mi riferisco a Brescia,  che ha fatto un campionato straordinario, vincendo a mani basse una semifinale in trasferta che poteva essere molto ostica». 

 

E cosa si aspetta dalla prossima? 

«Intanto esserci, che di questi tempi è già un grande risultato (ride, ndr). Se questa stagione dovesse culminare come tutti noi tifosi della Virtus speriamo, ci saranno sponsor importanti e investimenti consistenti, che daranno la possibilità di prendere giocatori interessanti».

 

Chi vorrebbe lei?

«Io? No, non sono un tecnico (ride, ndr). Ci sono giocatori che hanno dimostrato di valere questa categoria e oltre, ma è abbastanza complicato cambiare. Comunque sono certo che la società si sta già muovendo». 

 

Tra la Coppa Italia per i rossoblù e la Virtus vicina allo scudetto, pensa che Bologna stia rinascendo come città dello sport?

«La cosa importante non è la punta dell’iceberg, ma il 90% che c’è sotto. Si deve investire nelle strutture giovanili che, purtroppo, ancora mancano in una città per molti versi privilegiata. Così da portare i ragazzi a fare più sport, creando legami che attraversano le generazioni. Io vedo ancora i miei compagni di squadra di 50 anni fa, quando arrivammo a Bologna nel settore giovanile. Abbiamo fatto strade diverse, ma abbiamo condiviso e continuiamo a condividere valori importanti. E poi, investendo sui giovani, magari a Bologna nascerà qualche nuovo campione».

 

Da ex-giocatore e vincitore di scudetto, cosa augura ai bianconeri?

«Auguro alla Virtus di provare l’emozione che provai io tornando a Bologna dopo aver vinto lo scudetto a Milano. Trovai il Palazzo dello Sport illuminato dall’allora custode Amato Andalò e non so quante migliaia di persone in Piazzale Azzarita ad aspettarci. Sono queste le cose che si ricordano, al di là di quello che ti può dare lo sport, i soldi, la vittoria. E ci tengo a mandare un grande abbraccio ad Achille Polonara. Lo aspettiamo tutti».