Coppa italia

Francesco Guccini (foto Ansa)

 

«Cazzo, mi sono addormentato dopo il primo gol. Ha vinto davvero il Bologna?». È Francesco Guccini appena sveglio, al tavolo della sua cucina nel rifugio appenninico di Pavana in cui vive, che risponde al telefono con la inconfondibile voce roca e la erre moscia. «Bologna la grassa e l’umana, già un poco Romagna e in odor di Toscana», come in un suo brano del 1981. «Una strana signora, volgare matrona.  Bologna bambina per bene, Bologna busona. Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto. Rimorso per quel che m'hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato».

Che poi, «a dir la verità, – continua il Maestro – non ho mai tifato per i rossoblù. Sono sempre stato uno juventino accanito, però oggi sono contento. Mi ha dato una bella notizia sa? Festeggerò con un bicchiere di vino». Non con una canzone, perché Guccini di calcio non ha mai scritto né cantato, forse per la noia di certe partite viste in passato, ha raccontato alcuni anni fa alla Gazzetta dello Sport.

O, forse, come reazione inconscia all’essersi perso l’ultimo storico scudetto dei rossoblù, perché impegnato a studiare. «Nei tempi in cui ero a Bologna non tifavo per nessuna squadra. Ricordo che dovevo dare l’esame di italiano, era il ‘64, del calcio non m’importava nulla, a differenza dei miei amici tifosissimi del Bologna e che oltretutto a calcio ci giocavano. A un certo punto sento un casino per strada bestiale. Ma cos’è 'sto casino? Il Bologna aveva appena battuto l’Inter allo spareggio, quello dello scudetto. Io avevo altro da fare».

Ma crescendo, si sa, si cambia. E ci si appassiona a quelle cose che scaldano le serate, che uniscono vecchie amicizie e nuovi improvvisi incontri. Il calcio come mezzo e risultato della condivisione e, noi, ce lo immaginiamo così, Guccini, alla scoperta della vittoria. Così come il suo “Amerigo” del 1978 che «probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde. Qualcuno si era alzato a preparagli in fretta un caffè d’orzo (il secondo della mattina, n.d.r.). Non so se si girò, non era il tipo d’uomo che si perde in nostalgie da ricchi. E andò per la sua strada senza sforzo».