l'intervista

Renato Villalta, ex presidente e bandiera della Virtus (immagine presa dalla pagina Youtube di Virtus Bologna)

 

«La Virtus è una squadra molto giovane, nonostante alcuni passi falsi sta facendo una bella stagione e dopo le sconfitte con Olimpia e Hapoel Tel Aviv non c’è da preoccuparsi. Ho fiducia che possa migliorare, i singoli possono alzare ancora il livello». Il commento di Renato Villalta, ex giocatore ed ex presidente delle Vu Nere, sulla stagione della Virtus sottolinea il potenziale della squadra di mister Ivanovic e promuove un inizio di stagione che vede i campioni d’Italia secondi in campionato e in piena lotta per il passaggio del turno in Eurolega. Attesa per il doppio match da brividi a Belgrado contro Partizan e Stella Rossa. Si comincia domani sera alle 20.30 alla Stark Arena con la palla a due della sfida contro il Partizan che, al tredicesimo posto, segue la Virtus in classifica: «Saranno partite difficili, il pubblico di Belgrado sarà un fattore». C’è spazio anche per l’omaggio alla carriera di Belinelli dopo il ritiro: «Per me il più grande di tutti, nello sport bisogna vincere e lui ci è riuscito a differenza di altri».

 

Da tifoso segue ancora le Vu Nere?

 

«Sì, assolutamente, seguo ancora la Virtus, praticamente sempre dal divano, a parte qualche eccezione. Per esempio venerdì sono andato a vedere la partita contro l'Hapoel Tel Aviv, voglio tornare presto al palazzetto».

 

Come valuta la stagione della Virtus finora? Dopo la rivoluzione in estate la società ha allestito una squadra competitiva?

 

«È una squadra che finora si è comportata molto bene, sta facendo un bel campionato. Lo dico tenendo conto di tanti aspetti come, per esempio, il roster e il budget messo a disposizione dalla società. Ci sono altre società che hanno rose molto più lunghe e la possibilità di far ruotare di più i giocatori, la Virtus è una squadra molto giovane con giocatori che non si conoscono ancora a fondo, ed è normale che in casa, con il sostegno del pubblico, riescano a esprimersi meglio. Spesso i giocatori più giovani tendono a farsi prendere dall’emozione quando giocano fuori casa, anche per questo possono arrivare delle sconfitte. Nel complesso è comunque un giudizio assolutamente positivo».

 

Quali sono le sue previsioni per il prosieguo della stagione?

 

«Non siamo ancora a metà del campionato, la strada è molto lunga. Penso che molti giocatori possano alzare il proprio livello e che alcuni di quelli che a inizio stagione hanno inciso di più riusciranno a recuperare il loro livello di inizio stagione. Per esempio Edwards ha avuto un calo nelle ultime due partite, soprattutto nelle percentuali di tiro, sicuramente anche perché gli stanno riservando maggiori attenzioni in marcatura, ma sono sicuro che Ivanovic troverà il modo di farlo rendere come a inizio stagione».

 

E per quanto riguarda le ultime due sconfitte contro Milano e l’Hapoel Tel Aviv? Bisogna preoccuparsi?

 

«Non è nulla di allarmante. Con due partite a settimana e lo stress delle continue trasferte non è semplice. L’Hapoel è una delle squadre più talentuose dell’Eurolega, non a caso è prima in classifica. Abbiamo giocato benissimo per tre quarti, loro hanno un roster profondissimo, hanno qualità e sono esperti, alla lunga si è visto. Ci sta una sconfitta e non ci deve essere sconforto. Anche per la partita contro Milano vale lo stesso discorso, al di là degli infortuni e del cambio in panchina l’Olimpia ha una rosa che in Italia non è seconda a nessuno».

 

Cosa si aspetta dalle prossime due partite di Eurolega di domani e venerdì contro le due squadre di Belgrado?

 

«Penso che saranno molto impegnative, soprattutto perché verranno giocate a Belgrado. Sia il Partizan che la Stella Rossa hanno un pubblico numerosissimo a sostenerle, il fattore campo conta ancora di più quando si gioca in questi palazzetti. Sarà importante che la squadra dia ascolto al piano-partita di coach Ivanovic, bisognerà giocare con la testa per fare risultato».

 

In occasione del suo addio al basket ha detto che pensa che Marco Belinelli sia stato il miglior giocatore italiano di sempre, anche più di Danilo Gallinari. Può spiegarmi perché?

 

«Forse Belinelli aveva meno talento di Gallinari ma ha avuto la determinazione che è mancata ad altri italiani che hanno giocato negli Stati Uniti. È l’italiano che in Nba ha raggiunto i risultati più eclatanti, dal titolo di miglior tiratore da tre nell’All Star Game del 2014 all’anello con San Antonio. Ha giocato in tante squadre ed è stato apprezzato da tutti gli allenatori. È stato anche fortunato perché non ha avuto molti infortuni nella sua carriera professionistica, però il dato è che nello sport bisogna vincere. Lui l'ha fatto, gli altri no».

 

L’ultimo bilancio della Virtus si è chiuso con un passivo di 11,5 milioni. Come commenta la situazione societaria?

 

«È un argomento difficile, non ho i documenti sottomano per poter valutare, mi mancano tanti elementi per poter esprimere un giudizio. La gestione di una società è complessa, al di là della parte sportiva le squadre producono debiti molto più facilmente di quanto non facciano utili. Chi investe nello sport sa già che ci dovrà mettere dei soldi. Penso che la cosa migliore, anche per quanto riguarda la Virtus, sia andare oltre le chiacchiere da bar e attenersi ai pareri degli organismi che si occupano di controllare i bilanci».