Il concerto
Raf sul palco (foto Ansa)
Sul palcoscenico sembra un ragazzino e invece ha 66 anni suonati. Suonati e cantati con un'energia da fare invidia ai suoi colleghi giovanissimi. La prima parte dello spettacolo, intima e in acustico, lascia presto spazio al ritmo e all'indomabile stimolo di alzarsi dalle poltrone della platea e da quella galleria ancora più calorosa e custode di un fanclub da zoccolo duro che comprende gente di tutte le età. "Gente di mare", come quei corsari che fermi non stanno stare e vivono appieno le emozioni e i dolori di una vita intera. Al Duse eseguita al pianoforte, così come era nata. Un successo dietro l'altro che affonda le sue radici in quella "Self Control" del 1984 che ha fatto il giro del mondo. Uno dei brani meglio riusciti della dance music all'italiana, seguito dalla partecipazione a Sanremo, come autore, di "Si può dare di più" del trio Tozzi-Morandi-Ruggeri. E poi l'omaggio agli indimenticabili anni '80, con il dubbio ancora acceso su cosa di quel periodo resterà nella memoria di chi il decennio del prosciutto e del melone, del cocktail di gamberetti e delle pennette alla vodka l'ha attraversato miracolosamente indenne. Una trasvolata sugli anni '90 di "Sei la più bella del mondo," traccia indelebile di quel "Manifesto" che omaggia la verità di un sentimento di riscatto e di riscossa, con "Dentro ai tuoi occhi" che mette in guardia dalla disillusione e grida alla necessità di sognare l'impossibile. Tanto sognante che si arriva al 2001 con "Infinito" che trasforma il teatro in un grande karaoke di periferia, che ormai quasi non se ne vedono più, in una definitiva congregazioni di voci e di mani, di abbracci e ole, di ricordi e rimpianti.