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Michele Bulgarelli e Massimo Bussandri, sindacalisti Cgil (foto di Ludovica Addarii)
Per l’aumento dei salari e delle pensioni, per fermare l’innalzamento dell’età pensionabile, per dire no al riarmo e investire su sanità e istruzione, per contrastare la precarietà, per vere politiche industriali e del terziario e per una riforma fiscale equa e progressiva. Sono queste le cause per cui si scenderà nelle piazze venerdì 12 dicembre, in occasione dello sciopero generale indetto dalla Cgil. «Si manifesterà contro una legge di bilancio che contiene solo inganni per lavoratori, lavoratrici, pensionate e pensionati. Una legge di bilancio che finge una riforma fiscale a beneficio del lavoro mentre non restituisce tre anni di drenaggio fiscale», spiega il segretario regionale della Cgil Massimo Bussandri.
Per rendere concretamente l’impatto di questa mancata restituzione, la Cgil porta l’esempio dell’Emilia-Romagna. Un lavoratore medio della regione, con un reddito di circa 26.300 euro annui, riceverà poco più di 300 euro una tantum grazie alla detassazione degli aumenti contrattuali. Ma tra il 2022 e il 2024 ha pagato, senza alcun ritorno, 1.116 euro di drenaggio fiscale, pari a quasi 400 euro l’anno. Si tratta un “inganno concreto” ribadisce il sindacalista.
La situazione non migliora se si guarda al settore pubblico, dove i rinnovi contrattuali degli ultimi anni non sono riusciti a recuperare l’inflazione, generando una perdita di oltre il 10% del potere d’acquisto. «Il governo si comporta come il peggior datore di lavoro possibile» commenta il Bussandri, indicando settori come scuola, ministeriali, enti locali e sanità, tutti segnati da stipendi bassi e crescente difficoltà nel trattenere professionalità fondamentali per il funzionamento dello Stato.
È proprio la sanità uno dei fronti più critici: «La manovra spingerà la spesa sanitaria sotto il 6% del PIL entro il 2028, un livello che segnerebbe un distacco netto dai principali Paesi europei». Nel frattempo, la spesa sanitaria privata “out of pocket” - quella che i cittadini pagano di tasca propria - in Emilia-Romagna ammonta a 860 euro pro capite, mentre 400.000 cittadini hanno già rinunciato a curarsi, spesso per ragioni economiche. «È la scelta di consegnare la sanità pubblica alle assicurazioni private», denuncia il sindacato.
Altro segnale d’allarme arriva dal mondo giovanile. Sono 93.000 i giovani under 35 che hanno lasciato l’Italia nel solo 2024. «È un fenomeno nuovo anche per Bologna. Se nel 2003 erano poco più di 100 i ragazzi che fuggivano dalla regione per cercare opportunità migliori, ad oggi se ne contano 727», aggiunge Bussandri.
Infine, viene toccato anche il comparto produttivo. Nella regione 20.000 persone in più tra il 2022 e il 2024 hanno dovuto ricorrere alla NASpI e 28.000 lavoratori sono entrati in cassa integrazione tra il 2023 e il 2024. La cassa integrazione straordinaria è cresciuta del 250% rispetto a due anni prima, e oggi ci sono 50 tavoli di crisi aperti che tengono con il fiato sospeso circa 10.000 lavoratori.
In questo contesto, la CGIL definisce “una nefandezza” la scelta del Governo di detassare il lavoro straordinario invece di incentivare le assunzioni: «Dire alle imprese di non assumere e far lavorare di più chi già c’è è un messaggio profondamente sbagliato» afferma il sindacalista.
«Questa è la finanziaria della guerra. Con 23 miliardi destinati alla difesa entro il 2028 e 100 miliardi complessivi entro il 2035, vengono sottratte risorse preziose ai settori chiave come sanità, scuola, welfare e pensioni, aggravando problemi già profondi», enuncia la Cgil. Lo sciopero di venerdì si batterà per questo, «sarà una grande giornata di lotta, sarà la piazza del lavoro», a difesa di quella parte del Paese che oggi sente più di tutte la distanza tra le misure politiche adottate e la realtà quotidiana.