emergenza casa

Da sinistra verso destra: Marco Colonnelli, Ambrogio Dionigi, Brenda Birello, Emily Clancy, Massimo Pinardi (Foto di Andrea Scordino)

 

L’emergenza casa a Bologna continua a essere un problema molto sentito. Per questo motivo la Fondazione Abitare a Bologna ha dato il via al proprio servizio on-line. È operativo da oggi, infatti, il sito pianoabitarebologna.it, attraverso il quale chi cerca casa potrà contattare direttamente la Fondazione, che si occuperà di individuare il miglior abbinamento tra inquilini e proprietari. Il servizio è offerto anche per i padroni degli immobili, che potranno contattare la fondazione per cercare inquilini e mettere in locazione gli immobili a canone concordato. «Il primo traguardo è mettere in affitto più di 300 alloggi (236 alloggi pubblici e 100 alloggi privati) tra il 2025/2026. Un obiettivo che si inserisce nel piano più complesso di affittare nei prossimi anni 800 alloggi tra pubblici e privati», ha detto il presidente della Fondazione Ambrogio Dionigi.

 

La fondazione Abitare, che questa mattina ha presentato l’attivazione del servizio, è sostenuta dalle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona (ASP), dalla Città Metropolitana e dall’amministrazione comunale. Quest'ultima per il Piano abitare, cuore del progetto, ha stanziato 5 milioni di euro. L’obiettivo della Fondazione è uno: arginare la crisi abitativa e dare impulso al settore pubblico e privato per rimettere sul mercato gli immobili sfitti. «La Popolazione a Bologna sta crescendo, ma non vogliamo che espella i redditi più bassi.  Dobbiamo fare in modo che la città continui ad essere per tutti. L’affitto civico deve essere un vero patto per abitare a canone concordato», ha detto la vice sindaca di Bologna Emily Clancy, presente alla conferenza.

Una Bologna per tutti resta però un progetto ambizioso, soprattutto se si considera che gli immobili privati sfitti sono oltre 14mila. La mancanza di garanzie è il motivo principale che porta i proprietari a tenere disabitati gli immobili. Per questo motivo la Fondazione non sarà solo un intermediario tra conduttore e locatore, ma il suo compito sarà anche quello di offrire delle garanzie. «Per sostenere l’abitabilità, la fondazione coprirà 12 mensilità in caso di morosità degli inquilini e destinerà 6mila euro alle abitazioni che avranno bisogno di lavori di ristrutturazioni», ha detto il presidente della Fondazione Abitare Ambrogio Dionigi.

Alle garanzie si affiancano anche delle agevolazioni, come le misure di riduzioni dell'Imu, per chi deciderà di mettere in affitto la propria casa.

I requisiti per accedere al servizio sono stanzialmente tre: avere la residenza a Bologna, un Isee compreso tra i 9mila euro e i 35mila euro l’anno e possedere al massimo il 50% di diritti reali su un alloggio nella città metropolitana.

«L’obiettivo della Fondazione deve essere quello di far fare meno fatica alle persone che cercano casa. Mi sembra un momento importante di nascita e condivisione», ha annunciato compiaciuto Marco Colonnelli, direttore della Fondazione. Per comprendere meglio il lavoro di garanzia e sostegno svolto dalla Fondazione, prendiamo ad esempio un caso concreto. Su un canone di 640euro mensili spettanti al proprietario, l’inquilino pagherà 510 euro, mentre i restanti 130 euro saranno integrati dalla Fondazione Abitare. In questo scenario si concretizza il lavoro della Fondazione nella scelta del corretto inquilino da proporre al proprietario. Per tenere fede al criterio di sostenibilità economica, la Fondazione dovrà considerare un canone di affitto per chi cerca casa non superiore al 30% del reddito familiare netto.

«Dobbiamo cercare di creare delle sinergie tra sistema pubblico e privato su un tema che riguarda tutti», ha detto Massimo Pinardi, direttore dell’Istituto Diocesano per il sostentamento al Clero, presente alla conferenza di oggi. L’istituto Diocesano sarà un attore attivo nel processo di costruzione di un affitto civico. «Metteremo a disposizione spazi non più utilizzati per attività pastorali e le offriremo come abitazioni. Affittare gli immobili con il 25% del canone concordato – ha ricordato Pinardi – è una cosa che la Chiesa già fa».