Carceri

Il provveditore dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche Silvio Di Gregorio (foto di Riccardo Ruggeri)

 

«Quell’esperienza è stata determinata dalla necessità di garantire migliori condizioni ai minori che, altrimenti, avrebbero vissuto in situazioni di grave sovraffollamento. L’accoglienza all’interno della Dozza ha assicurato uno spazio riservato ai minori che, col senno di poi, ritengo sia stata un’esperienza positiva». È il commento del provveditore dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche Silvio Di Gregorio, che ha espresso un giudizio in controtendenza rispetto ai pareri raccolti negli ultimi mesi sul trasferimento di una cinquantina di minori al carcere della Dozza. Valutazione che Di Gregorio ha motivato così: «L’esperimento ha portato un grande vantaggio: tenere i minori separati dagli adulti, permettendo loro di usufruire di uno spazio in primavera e all’inizio dell’estate e di affrontare la detenzione in modo più produttivo, evitando il sovraffollamento dei loro istituti. Ciò non ha comportato nemmeno un grande sacrificio da parte dei detenuti della Dozza».  

Un intervento, quello di Di Gregorio, che è arrivato a margine della conferenza stampa di presentazione per tracciare un bilancio sui cinquant’anni della legge sull’ordinamento penitenziario. Ricorrenza su cui il provveditore si è espresso così: «Io non parlerei tanto di un bilancio, quanto dei limiti che la norma ha mostrato. Direi piuttosto che forse non si è ancora raggiunta una piena attuazione di questo notevole cambiamento e dello spostamento di focus sulla persona. Molti elementi, come il discrimine e il pregiudizio, continuano a giocare un ruolo predominante». «Teniamo presente che questa norma», ha aggiunto Di Gregorio, «coinvolge pienamente la società civile nell’esecuzione penale. Oggi bisogna interrogarsi su quanto la società civile si sia effettivamente lasciata coinvolgere. Alla società civile spetta un ruolo di coprotagonista: non può chiamarsi fuori».

Tra i temi toccati dal provveditore c’è anche quello del sovraffollamento: «È un fenomeno un po' frutto dei tempi, della grande domanda che la società civile chiede in termini di sicurezza e la risposta che le si è dato in questo momento come appunto possibile soluzione, possibile alternativa alla a quelle che sono il complemento di reato». Dal sovraffollamento allo spostamento dei minori della alla Dozza, il provveditore ha tracciato anche un bilancio sull’ultimo anno: «È stato un anno di grande lavoro, di grande impegno e di questo devo essere grato a tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria, alla Polizia Penitenziaria in primis che ha supportato sulla propria pelle, appunto, questo surplus di lavoro dovuto al sovraffollamento, agli educatori, agli psicologi, al personale amministrativo, ai direttori penitenziari che hanno saputo dare una risposta posta non nonostante i tempi, nonostante le criticità dovute al sovraffollamento».