Polemica
Ingresso di una sede universitaria di UniBo (foto Ansa)
Stefano Bonaga, professore di Antropologia filosofica ed ex-assessore bolognese, riflette sull’impatto positivo che l’insegnamento delle materie umanistiche potrebbe avere per i giovani militari in un contesto accademico esclusivo. Da filosofo e politico, dichiaratamente comunista e antimilitarista, insiste sull’importanza di distinguere il valore formativo dell’iniziativa dalla polemica che la decisione dell’Alma Mater di non realizzare un corso specifico per gli ufficiali dell’Accademia Militare di Modena ha generato, invitando la stessa Università a spiegare in un momento istituzionale le ragioni del suo operato.
Si parla del rischio di “militarizzazione” della facoltà di Filosofia. Lei cosa ne pensa?
«L’argomento non ha senso. La militarizzazione avrebbe luogo solo se fossero gli studenti di Unibo ad essere mandati all’Accademia. Si tratta di un abbaglio dei collettivi, che in maniera infantile associano il progetto di creazione di un corso universitario per soli 15 ufficiali al concetto di militarizzazione dell’università. Non stiamo parlando di favorire il riarmo o altre questioni di guerra».
Come valuta, invece, l’idea del corso?
«È un’idea molto bella, che io approvo. La possibilità di crescere antropologicamente, di maturare culturalmente e di aprire la mente sarebbe molto positiva. Soprattutto ora che i militari non vanno più in guerra. E non si tratta semplicemente di seguire un corso di filosofia, come potrebbe fare chi si iscrive liberamente alla facoltà, ma proprio di avere l’opportunità di discutere insieme, in un contesto militare dedicato, di queste materie».
E della polemica cosa dice?
«Quello dell’Alma Mater non è stato un rifiuto politico, è stato il Governo a impostare la questione in questi termini. Il Dipartimento di Filosofia ha motivato dicendo che non è in grado di realizzare il corso perché c’è un’impossibilità di carattere pratico-amministrativo».
Cosa dovrebbe fare adesso l’Università?
«Il Dipartimento dovrebbe esplicitare in maniera trasparente, in conferenza stampa, quali sono le ragioni che impediscono di svolgere questa nuova funzione. Un’occasione del genere permetterebbe loro di spiegarsi con chiarezza».