Esteri
Romano Prodi (foto Ansa)
Romano Prodi, economista e docente universitario, due volte presidente del Consiglio dei ministri ed ex presidente della Commissione europea, è stato ospite questa mattina alla Fondazione Ant (Associazione Nazionale Tumori) in qualità di presidente della "Fondazione per la collaborazione tra i popoli". In occasione della 17esima edizione del "Premio Eubiosìa Franco Pannuti", ha avuto modo di parlare, in dialogo con Alec Ross, esperto di economia digitale alla "Bologna Business School", delle divisioni ideologiche nell’Unione europea e del futuro delle politiche economiche di quest’ultima, guardando anche al contesto internazionale.
«Trovo ci sia una grande incertezza nella politica mondiale oggigiorno», sono le sue prime parole. Incertezza e cambiamento, se si pensa che il trend dei Paesi dell’Unione visti come trascinatori economici è cambiato negli ultimi tempi. «Prima la capofila era la Germania, o comunque in generale gli Stati del Nord. Adesso sono quelli del Sud, tranne l’Italia. Spagna, Grecia, Malta, Cipro stanno andando fortissimo. La Spagna è la prima a trascinare l’Europa».
In questo contesto, contornato da divisioni ideologiche (con l’Ungheria che muove i suoi interessi finanziari tra Stati Uniti e Russia), non c’è una vera solidarietà europea, una vera unione. «L’Europa non sa che pesci prendere. Davvero non riesco a interpretare la futura politica economica europea», dichiara amareggiato Prodi. Il danno, in questo senso, si allarga a macchia d’olio, toccando temi come l’arretratezza digitale nel Vecchio Continente, sebbene «nell’industria media siamo messi decisamente meglio degli Usa. Loro, in confronto a noi, sono 15 anni indietro. Non so se la farà presto, Trump, questa “America Great Again”. Un’America che ha come grande avversario commerciale la Cina, anche se si vede soffiare posti di lavoro e ricercatori dalle nazioni vicine, il Canada e il Messico».
In un tale clima di divisioni, di difficoltà economiche, tanti settori sono in crisi, e il terzo settore, di cui fa parte proprio la Fondazione Ant, non è da meno. È venuta a mancare la solidarietà economica, sociale. Per Prodi l’altruismo è una valida possibilità per richiamare in Italia e in Europa i ricercatori fuggiti in altri Paesi del mondo. Occorre però offrire salari adeguati, incentivi validi. «Pensiamo a Trump: 100 mila dollari di tassa per chi viene da fuori. In Cina invece ci sono incentivi massicci per attrarre gente, per far entrare gli scienziati nel Paese. Questo non piace molto ai cinesi, che protestano a modo loro, sussurrando».
In conclusione, occorre essere uniti di fronte alle intemperie, facendo le giuste scelte per il bene comune, per l’economia europea. «Da giovane usavo come slogan “non si può essere ricchi e stupidi oltre una generazione”. Noi siamo stupidi nel non essere insieme», è il monito finale del Professore.