Il libro

La copertina del giallo firmato da Benjamin e pubblicato dall'editore bolognese Pendragon (foto Ansa)

 

Bologna è una capitale del genere poliziesco. Questo è appurato, e da tempo. La città ha fatto da sfondo a una miriade di romanzi e racconti arcinoti al pubblico italiano, e a tale sfilza di storie se ne è aggiunta un’altra, “Compagni di sangue”, dello scrittore inglese Tom Benjamin, da anni ormai fiero abitante della Rossa (appellativo calzante). Il romanzo narra della prima indagine dell’investigatore privato londinese-bolognese Daniel Leicester, perfetto alter ego del suo autore, che nella sua vita precedente è stato anche giornalista e soprattutto portavoce di Scotland Yard. È il primissimo lavoro di Benjamin a essere tradotto in italiano, pubblicato dalla casa editrice Pendragon. Essendo un giallo, per la trama occorrono poche parole: il cadavere di un militante della sinistra extraparlamentare viene ritrovato in uno dei canali che attraversa le viscere della città e tocca a Leicester indagare. Si tratta di una questione che coinvolge direttamente il sindaco, sua moglie e la polizia, uno scenario condito con manifestazioni di piazza, sordide speculazioni edilizie, vecchi rimandi ai feroci anni Settanta e personaggi bizzarri ma interessanti (malgrado qui l’autore si sia lasciato prendere un po’ troppo dalla fantasia con la scelta dei cognomi, come “Bellidenti”, “Solitudine” e “Venerdì”). Ciò che il lettore leggerà non sarà propriamente il “volto” della Bologna del buon cibo e delle bellezze artistiche e architettoniche bensì il volto di quella che è stata la vetrina di una stagione politica instabile e sanguinosa, per nulla timorosa di mostrare le sue profonde cicatrici, le sue idiosincrasie e le sue criticità.

 

La recensione è tratta dal n.7 di "Quindici"