Istruzione

La facciata dell'istituto Aldini Valeriani (foto Alessandro Fratini)

 

C'è chi è favorevole alla settimana corta, alla luce della possibilità di recupero delle fatiche settimanali. C'è chi è contrario, considerando l'aggravio di stress nei giorni feriali. Chi comunque ha qualche perplessità. Mel nel piccolo sondaggio nei paraggi dell'ingresso dell’istituto Aldini Valeriani la quota tra contenti e preoccupati sembra esserci la parità. La scuola di via Bassanelli è la più numerosa della città. Anche lei sarà interessata dalla rivoluzione della settimana corta, dopo aver somministrato un sondaggio genitori-studenti e numerose consultazioni. Considerato un polo d’eccellenza dell’educazione bolognese, i suoi quasi 2.700 studenti tra indirizzo tecnico-industriale, professionale, tecnico serale e scienze applicate non andranno più a scuola il sabato, ma solo da lunedì a venerdì. Tradotto: giornate più lunghe, due intervalli e materie da 60 minuti a partire da settembre 2026.

Così come i suoi colleghi del liceo Galvani e dell’istituto Belluzzi Fioravanti, il preside Pasquale Santucci si è dimostrato favorevole alla trasformazione: «Il nostro è un modello sostenibile che consente ai ragazzi e al personale scolastico di avere l’intero fine settimana per recuperare. Il nuovo orario punta a migliorare l’equilibrio tra il tempo trascorso a scuola e il rientro a casa, concentrando il tempo-scuola senza far pesare un carico insostenibile agli studenti».

Per capire cosa ne pensano i protagonisti di questa nuova politica, siamo andati nel cortile esterno dell’Aldini Valeriani in via Bassanelli a chiedere ai ragazzi le loro opinioni sull’arrivo della settimana corta nella loro scuola. Tra gli studenti favorevoli, si cita soprattutto il maggior tempo di riposo che avranno a disposizione, il quale per alcuni sarebbe necessario visto il carico di studio crescente man mano che ci si avvicina alla fine.

«Secondo me la settimana corta serve, perché quasi tutte le scuole hanno adottato questa opzione e anche noi dovremmo farlo per avere più riposo. Il fatto che il sabato non ci sarà scuola è un gran privilegio, perché spesso la domenica non basta per recuperare», dice uno studente. Altri condividono la scelta, ma con qualche riserva: «Sono super d’accordo nell’avere più riposo, però per molti significa accumulare più stanchezza durante la settimana, sacrificando tempo da dedicare ad altri impegni come lo sport».

Ci sono alunni, invece, che approfitteranno del sabato libero per gestire meglio lo studio: «Finora di giorno libero ne abbiamo soltanto uno, e secondo me non era abbastanza, dunque io sono felice. Avremo più tempo per riposarci, ma anche per poter andare avanti con i compiti di scuola. Bisognerà poi vedere come i professori si adegueranno con il carico di scuola e con l’organizzazione delle lezioni, perché arriveremo a fine giornata più stanchi del normale».

Altrettanto forti e numerosi sono i pareri contrari al sabato libero. Una studentessa ha evidenziato che, approvando la settimana corta, si va contro tutti coloro che hanno evidenziato nel sondaggio studentesco la loro contrarietà. «C’è una grande fetta di noi che non vuole rimanere a casa il sabato, e che ha votato contro, giustificando le sue ragioni. Tuttavia non sappiamo quanto questo sondaggio sia stato considerato, però io credo che ignori un’ampia parte di studenti e le loro preoccupazioni». Ciò che alimenta la contrarietà di una parte dell’Aldini Valeriani sono i dubbi legati ai lunghi tragitti casa-scuola a cui molti alunni sono costretti ogni giorno. L’anno prossimo, molti studenti temono che i tragitti più tardivi compromettano il ciclo di studio, di riposo e di svago nel mezzo della settimana, rendendo inefficace il recupero nel weekend.

«Penso che il sabato sarebbe dovuto rimanere così com’è, perché io abito lontano e già adesso arrivo a casa molto tardi il pomeriggio. Non voglio immaginare cosa succederà con la settimana corta, sarà difficile per me organizzarmi», racconta un alunno. Un suo collega rincara la dose: «Per tornare a casa ci impiego più di un’ora, a volte anche di più anche a causa dei lavori per il tram, e mi è difficile studiare, figuriamoci fare altro. Capita spesso che il giorno dopo devo studiare sette materie diverse, e tutto questo mi rende un po' impossibile la vita. Se poi la settimana successiva mi trovo a studiare di più di quanto già faccia, è meglio passare il sabato a scuola per evitare che mi si accumuli tutto».

«Oggi gli autobus hanno orari che non sono ottimali – aggiunge un altro alunno – infatti arrivo a casa sempre un'ora e mezza o due dopo la fine delle lezioni. Se oggi tornerò a casa alle 14:30, l’anno prossimo tornerò ancora più tardi. Sono sicuramente contento del riposo durante il fine settimana, ma la prospettiva di tardare il mio rientro ogni giorno mi spaventa».

Esiste anche un’importante fetta di studenti che sono preoccupati per i carichi di studio da parte dei professori, che potrebbero non essere subito modulati al nuovo equilibrio scolastico. Una studentessa ha parlato proprio di questo: «Gli insegnanti ci daranno la stessa quantità di compiti, ci metteremo tutto il pomeriggio per fare i compiti e avremo meno tempo per fare altro. Rischiamo che i compiti si sommino nonostante i nostri sforzi, e avere un giorno in meno per smistare verifiche e interrogazioni peserà molto. Io adesso arrivo a casa alle cinque, devo studiare e fare sport, se abiti lontano la settimana corta diventa un peso e non un vantaggio».