curiosità
La squadra del Pianoro Cricket Club solleva la coppa dell'ultimo scudetto vinto nel 2019
Nella Bologna dello stadio Dall’Ara, dell’epica dell’ultima Coppa Italia, nella Basket City della rivalità fra Virtus e Fortitudo, c’è una squadra che vince quasi un trofeo all’anno. Le V nere e la Fortitudo Baseball, in termini assoluti, sono le due società più titolate, hanno conquistato 32 e 31 successi fra coppe e campionati ma hanno una storia che nel caso della Virtus è di quasi un secolo mentre per i biancoazzurri risale al primo dopoguerra. Il Pianoro Cricket Club esiste alle porte di Bologna dal 1992 e da quando, nel 1994, ha giocato per la prima volta nella massima serie ha vinto 15 campionati, sei Coppe Italia e una volta il campionato europeo. È di gran lunga la squadra italiana di cricket con più trofei - la seconda bacheca del Paese è quella del Capannelle Roma con “sole” cinque Serie A - ma, nonostante sia un’eccellenza a livello nazionale, quando fra i portici della Dotta si parla di sport non viene praticamente mai considerata. «A inizio anni ‘80 non avevo idea di cosa fosse il cricket finché un inglese che si era trasferito nella zona mi chiese di aiutarlo a fondare una squadra: da lì è partito tutto», ricorda Arcido Parisi, storico presidente e fondatore della squadra.
Quando nel 1985 cominciò la storia di quella che allora si chiamava Cricket Pianoro Bologna - «perché se l’avessimo chiamata solo Pianoro in Italia nessuno avrebbe capito da dove venivamo» - la federazione italiana era stata appena riconosciuta dall’International Cricket Council come affiliata e il campionato di Serie A si giocava solo da due anni. «In quel periodo eravamo appena alle prime partite a livello nazionale, c’erano tre o quattro formazioni, esistevano in tutto solo sei società», sottolinea Parisi, che, nel 1989, dato il numero sempre maggiore di giocatori, decise di uscire dalla gestione della squadra per creare quella che poi sarebbe diventata l’attuale Pianoro cricket. «All’inizio ci allenavamo in campi improvvisati. Il primo terreno di allenamento era poco più di uno spiazzo e lo abbiamo costruito direttamente noi, affittando una ruspa per preparare un’area sulle colline. Dopo qualche tempo, mentre ero assessore del comune di Pianoro, mi resi conto che il piano urbanistico prevedeva la costruzione di un nuovo impianto sportivo. Di campi di calcio ce n’erano già troppi e così nacque il progetto dell’Ovale di Pianoro che ora è omologato anche a livello internazionale». Dopo due promozioni in due anni - quella in serie A arrivata dopo un derby di playoff giocato proprio contro il Bologna Cricket - arriva nel 1994 il primo titolo nazionale e l’anno dopo quello che tutt’ora è il successo di maggior rilievo della storia della società. La vittoria del campionato europeo racconta del trionfo di una squadra di dilettanti che si allena sui campi di fortuna con una vecchia roulotte del presidente come spogliatoio improvvisato e di un viaggio di 23 ore verso la Germania per giocare contro le migliori rappresentative europee.
Dopo il 1995 Pianoro è stata altre volte al centro del cricket internazionale: qualche anno fa una delle principali squadre australiane arrivò nella valle del Savena per giocare un’amichevole nel corso di una tournée europea. «Vennero con i loro arbitri e vollero giocare solo con quelli, secondo me un po’ di parte. Perdemmo, ma ci comportammo onorevolmente e, nonostante la sconfitta, la federazione australiana ci fece i complimenti. Per noi fu un successo», rammenta Parisi. In Australia il cricket, insieme al rugby e al football, è considerato uno sport nazionale come nella maggior parte dei paesi del Commonwealth. Secondo una ricerca del Roy Morgan Institute del 2019 il cricket in Australia è seguito da più di sette milioni di persone, con un numero di praticanti che si aggira intorno al milione. Si stima che gli appassionati nel mondo siano circa due miliardi e mezzo mentre la Indian Cricket League è il secondo campionato al mondo per valore commerciale della singola partita, dietro solo all’Nfl, la lega di football americano degli Stati Uniti. Gli ordini di grandezza in Italia sono completamente diversi. Nel 2023 venivano stimati circa 15mila praticanti, con una forte partecipazione fra gli immigrati originari dei paesi asiatici – più della metà dei giocatori della nazionale sono stranieri naturalizzati – e si è dovuto aspettare fino al 1997 perché questo sport venisse riconosciuto come una disciplina associata dal Coni. A inizio 2000 l’Ovale ha ospitato i quarti di finale del campionato del mondo: «Fra le altre, arrivarono a Pianoro le nazionali di Stati Uniti, Israele, Germania, Francia e Olanda. Quando giocava Israele nella collina di fronte al campo, sull’altro lato del Savena, erano schierati carabinieri armati perché c’era il timore di disordini», racconta Parisi.
Nonostante la tradizione della squadra e la diffusione del cricket a livello mondiale, in Italia la pratica vive ancora soprattutto grazie al rapporto con l’estero (che è sia destinazione privilegiata per i migliori talenti, che una potenziale fonte di finanziamenti). Le divise di molte squadre hanno visto comparire sponsor stranieri, sempre più spesso asiatici, che cercano visibilità all’interno delle comunità di immigrati nelle città italiane. Attualmente il Pianoro non ha uno sponsor e i 15-20mila euro che, secondo il presidente, bastano per la gestione annuale sono raccolti fra gli stessi giocatori e una piccola rete di sostenitori. La mancanza di fondi è un problema soprattutto dal punto di vista sportivo: sembra paradossale ma la squadra più titolata d’Italia in uno degli sport più seguiti a livello mondiale deve affidarsi ai mezzi dei giocatori per le trasferte, a volte con il rischio di non riuscire nemmeno ad arrivare ai campi. «Recentemente stavamo disputando gli ottavi di finale del campionato e non avevamo i soldi per pagare la trasferta a uno dei nostri giocatori che vive a Milano. Siamo ancora competitivi ma ci è capitato di dover rinunciare a delle partite perché ci mancavano gli atleti. È successo spesso da quando abbiamo vinto l’ultima Coppa Italia nel 2019», commenta Parisi. «In passato eravamo sponsorizzati da un’impresa locale. Ricordo ancora che durante un viaggio di lavoro in Malesia, il numero uno dell’azienda, venne accolto con tutti gli onori da un comitato di benvenuto perché sapevano che era lo sponsor dei campioni italiani di cricket».
Le squadre locali diventano anche punti di riferimento per la vita delle comunità di immigrati. Nel bolognese, secondo dati del 2022, i circa 5mila pakistani sono il terzo gruppo più rappresentato fra i residenti stranieri (circa il 7% del totale). Anche gli indiani e i bengalesi sono fortemente inseriti nel tessuto sociale della provincia con circa 7mila persone. «Abbiamo giocatori indiani, pakistani, australiani. In Italia il cricket è uno sport che ha sempre avuto una componente fortemente multietnica e penso sia una condizione da preservare. Altrimenti si perde una parte del valore di queste realtà. Per molti lo sport è anche una strada per l’integrazione. Ad esempio un nostro ex capitano trovò lavoro come magazziniere presso l’azienda che ai tempi ci sponsorizzava. Io lo proposi, cominciò un periodo di prova e oggi lavora ancora lì». Il valore dell’esperienza del Pianoro Cricket è stata riconosciuta anche dal Coni che ha assegnato alla squadra una stella d’argento e Veduta aerea del campo da gioco del Pianoro Cricket Club una di bronzo al merito sportivo. Purtroppo la squadra continua a essere percepita come un fenomeno di nicchia anche a livello locale: «A Bologna - conclude Parisi - ci sono due squadre di Serie A e quindi c’è un po’ più di attenzione, anche se non al livello di altre città. Si bada troppo al ritorno economico degli sport. Da noi non si fanno soldi ma bisogna continuare a metterceli per poter sopravvivere».
L'articolo è stato pubblicato nel n.7 del "Quindici" del 7 novembre 2025