stalking

Un braccialetto elettronico posizionato alla caviglia (foto Ansa)

 

All’8 agosto 2025, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno, sono 12.192 i braccialetti elettronici attivi, di cui 5.929 previsti per soggetti sottoposti alla misura cautelare connessa al compimento di atti persecutori. Uno strumento che, negli ultimi mesi, è sotto i riflettori per alcuni malfunzionamenti e criticità che, in alcuni casi, non ha permesso di evitare il perpetrarsi della violenza e delle condotte criminose. La base normativa è garantita dall’articolo 275-bis del Codice di procedura penale che, se da un lato affida al giudice il compito di prescrivere l’utilizzo dello strumento, dall’altro subordina l’indossabilità concreta del dispositivo stesso al consenso dell’imputato che, se manca, porta all’aggravamento della misura con conseguente arresto. Oggi prosegue l’indagine di InCronac@ sull’operatività del dispositivo che ieri, funzionando a dovere, ha portato all'arresto di un uomo che aveva violato il divieto di avvicinamento alla vittima. Un divieto che, si ricorda, non comprende solo il luogo di residenza della persona offesa, ma anche i luoghi abitualmente frequentati da essa, con conseguente applicazione della più severa misura custodiale in caso di violazione. Tra i tanti casi del 2025, molti hanno riguardato la manomissione del dispositivo (con conseguente arresto in flagranza di reato), come è accaduto a Roma a inizio anno, dove un uomo aveva tagliato e rimosso il braccialetto. A luglio, a Bologna, un cittadino straniero aveva volontariamente danneggiato il dispositivo di sicurezza. Dopo una chiamata alle forze dell’ordine in cui si autodenunciava, l’uomo ha tradotto in fatti la sua provocazione, dichiarando la volontà di essere portato in carcere. A Torino, invece, il braccialetto non è bastato per evitare la morte di Roua Nabi, 35 anni, uccisa dal marito con un’unica coltellata al torace. Lo stesso giorno dell’aggressione fatale, il dispositivo aveva mandato quattro alert alla Centrale di controllo, l’ultimo alle 21.38, un’ora e mezza prima dell’omicidio. La Procura della Repubblica ha esaminato i report della compagnia telefonica che gestisce la comunicazione e la localizzazione del dispositivo, rilevando che degli allarmi inoltrati quel giorno, nessuno è stato preso in carico dalla centrale operativa. Fanno riflettere le parole del Ministro della Giustizia Carlo Nordio che, interpellato, nel mese di maggio di quest’anno, al question time del Senato, proprio sui malfunzionamenti dei braccialetti, ha risposto: «Dobbiamo dare un’allerta alla vittima, affinché sia in grado, nel momento in qui coglie questo momento di pericolo, di trovare delle forme di autodifesa, magari rifugiandosi in una chiesa o in una farmacia, in un luogo più o meno protetto».

E se la maggior parte dei casi riguardano la violazione dolosa del provvedimento da parte dello stalker, c’è anche quello di un uomo di origini campane residente ad Assisi, arrestato dopo aver nascosto, in accordo con l’ex moglie, il dispositivo di sicurezza. Riappacificati dopo il posizionamento e l’attivazione del braccialetto, i due si erano accordati per lasciare il cellulare ricevente affidato alla donna a una distanza di almeno 500 metri dalla cavigliera indossata dall’uomo. Fermati da una pattuglia dei carabinieri a un posto di blocco, l’uomo è stato identificato e arrestato per violazione del provvedimento restrittivo.