Elezioni
La consigliera regionale Elena Ugolini (foto Ansa)
Elena Ugolini è stata la candidata indipendente del centrodestra per le elezioni regionali del 2024 contro lo sfidante Pd Michele De Pascale, poi risultato vincitore. Ora, in un momento per Bologna in cui già si guarda alle comunali del 2027 (dopo la certificazione dei sei mesi in più per il sindaco Matteo Lepore rispetto alla scadenza naturale di questo suo primo mandato), il suo nome è uno dei quelli che sta circolando maggiormente. Potrebbe essere lei nel prossimo futuro la sfidante idonea per tentare di riproporre una sorta di Guazzaloca bis e rompere il tetto di cristallo della Rossa come quartier generale della sinistra? Ne abbiamo discusso con la stessa Ugolini, a oggi consigliera regionale.
Come valuta il fenomeno delle liste civiche in città?
«Le liste sono un valore aggiunto, danno voce ai cittadini, e più noi li coinvolgiamo nella responsabilità politica meglio è. Questo soprattutto per il fenomeno dell’astensionismo, che ormai si è consolidato in città. La disaffezione nei confronti della politica è un dato pericoloso, non si può delegare su un aspetto importante per una comunità come il governo del bene comune. Quindi il fatto che ci siano delle realtà civiche è utile, anche se ciò non vuol dire che si debbano demonizzare i partiti, perché il più grande nemico della democrazia è l’antipolitica e il più grande amico è invece il desiderio di mettersi al servizio del bene comune».
Ritiene che una figura civica convincente riuscirà a conquistare Palazzo d’Accursio?
«Io più che altro spererei che in questi due anni, in vista del 2027, si discutesse di contenuti, per capire i problemi della città e individuare delle soluzioni. Mi chiedo che Bologna vogliamo per il 2030 o il 2050, qual è la visione del futuro. Solo dopo viene il tema della leadership: si deve individuare la persona giusta, competente, che nasca però da un terreno di discussione con le forze politiche sui contenuti. Le meteore non servono, occorre pensare a una prospettiva diversa e duratura per la città».
Tra i nomi più discussi c’è anche il suo. Ha intenzione di candidarsi?
«Io voglio occuparmi della mia città, anche perché ho deciso di candidarmi per la regione proprio per il peso enorme che questa ha sulle politiche di Bologna, sui fronti rispetto ai quali mi sto impegnando, che sono la sanità, l’educazione, la famiglia, l’urbanistica e la sicurezza. Adesso il lavoro che voglio fare è questo, far sì che le politiche regionali portino il miglior bene possibile per la mia città. Non posso svolgere al meglio il mio lavoro senza questa idea di fondo. Poi dopo si vedrà. Non è una risposta evasiva, ritengo solo sia importante rimanere sulle responsabilità che ho adesso. Sto davvero vivendo questo percorso come una grande sfida per migliorare. Dobbiamo meritarcelo il titolo di rappresentanti dei cittadini, non basta essere eletti, ci vuole passione e competenza».
Il ruolo del centrodestra sarà fondamentale per cercare, con un probabile candidato civico, di dare a Bologna una forma di governo diversa, come fece Guazzaloca.
«Guazzaloca ebbe la fortuna di una sinistra divisa, inoltre era una persona amata e competente. È evidente che senza il centrodestra non sarebbe andato da nessuna parte. Qui parliamo proprio di numeri, e i numeri in politica contano parecchio, è ovvio. Lo schema di gioco può cambiare, ma se vogliamo dare un altro futuro a Bologna, uscendo dai settant’anni di Partito comunista e poi dopo delle nuove vesti che ha assunto, occorre che ci sia il coinvolgimento del centrodestra. È chiaro che il centro è importante, perché ci sono tante persone scontente di questa sinistra sempre più radical chic. Non possiamo essere ideologici, con certi provvedimenti alla “Robin Hood”, dobbiamo fare cose di sostanza, non di facciata; qualcosa che sia di ampio respiro per rendere Bologna sicura e vivibile, a misura di tutti, aperta al mondo e dunque capace di attrarre».
Come valuta il sindaco Lepore? È un avversario forte?
«Lepore è l’esempio di persona che governa con provvedimenti di facciata in nome del consenso, senza andare alla sostanza, proprio come gli alberelli in piazza del Nettuno questa estate. Certamente è un avversario forte, perché comunque nella nostra città una parte politica, che l’ha sempre governata, ha il controllo assoluto di tutto. Senza contare poi il tema dell’astensionismo, come ho detto prima, cioè quel “borghesismo” di disinteresse per la politica che fa sì che si accetti che le cose vadano sempre allo stesso modo. Qui candido Topolino e vince Topolino, mi passi l’espressione. A me piacerebbe fare una discussione seria e produttiva, capace soprattutto di coinvolgere i giovani, persino quelli che sono all’estero e avrebbero voglia di tornare».