Pediatria
Francesca Testoni, al centro (foto di Ageop)
«Siamo stati i primi in Italia ad aver disposto il trapianto di microbiota a un bambino e al Sant'Orsola, grazie a questo tipo di intervento, sono stati salvati 11 bambini», dice Francesca Testoni, direttrice di Ageop (Associazione genitori ematologia oncologia pediatrica). L’intervento, sottolinea Testoni, è particolarmente efficace perché i bambini con un microbiota sano hanno il venticinque per cento di possibilità in più che il trapianto di midollo vada a buon fine: «È il più potente sistema immunitario dell’organismo tanto da arrivare a proteggere anche le cellule cerebrali; ecco perché un microbiota è il motivo per cui siamo riusciti a salvare anche un bambino di appena tre anni proveniente dalla Bosnia».
In quel caso, l'innesto di microbiota si era dimostrato necessario dopo la complicanza post trapianto di midollo: “da rigetto contro l’ospite”. È una delle più temute e spesso, purtroppo, fatale. «Quando viene eseguito un trapianto di midollo - spiega la direttrice di Ageop - tutto il sistema immunitario cambia perché le cellule del donatore prendono il sopravvento e aggrediscono le cellule tumorali. Se il fenomeno si manifesta in una situazione accettabile significa che il trapianto ha attecchito, altrimenti le reazioni possono essere tanto violente da distruggere completamente la mucosa gastrointestinale».
Ageop è un punto di riferimento in Italia per i tumori del sangue (leucemie e linfomi) e per i tumori solidi che colpiscono gli organi (sarcomi e tumori celebrali). Grazie ai progetti di ricerca e cooperazione internazionale, gli accessi in Unità Trapianto al Sant’Orsola sono aumentati del 182 per cento nel 2024. In degenza, c’è stata (pure) una crescita degli accessi di bambini in oncologia pediatrica con sarcoma pari al dieci per cento. Il sarcoma pediatrico è un gruppo di tumori maligni che originano dalle cellule mesenchimali (i tessuti di supporto, come ossa, muscoli, grasso e nervi) e possono colpire bambini e adolescenti.
«Quest’anno grazie al sostegno psicologico, umano e logistico di Ageop sono stati presi in cura circa ottanta bambini nelle quattro Case che l’associazione mette a disposizione, ma non può bastare. L’Italia deve fare di più per l’oncologia pediatrica», insiste Testoni. Non c’è una norma in Italia che dica che un bambino debba essere curato in un ospedale pediatrico e in più mentre negli altri Paesi, secondo l'organizzazione mondiale della sanità, è identificata con 0-18, mentre il nostro Paese utilizza un criterio di discrezionalità. Per la direttrice: «Se la medicina va iper-specializzandosi, al bambino non è garantito il fatto che chi lo cura deve avere almeno la specialità in pediatria. Nel Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell'IRCCS di Sant'Orsola chi cura i bambini sono pediatri oncologi che hanno doppia specialità, allo stesso modo i pediatri ematologi».
Testoni non nasconde la sua preoccupazione: «In un momento di crisi dove la coperta è stretta e si aggiunge anche un calo della natalità, il rischio è che passi l’idea che i bambini possono essere curati nei reparti per adulti come già avviene in molti ospedali italiani. In un Paese civile la discrezionalità in quest’ambito non è accettabile e noi vogliamo batterci per il diritto del bambino alla migliore delle cure possibili al livello regionale e nazionale».