sanità

Un esame diagnostico (foto Ansa)

 

«Il nostro obiettivo e la priorità del nostro sistema è quello di rendere le cure finalmente accessibili a tutti. E soprattutto a chi non riesce ad accedervi». Così l’assessore alla sanità Massimo Fabi risponde sul problema delle liste d’attesa, i cui tempi dilatatissimi contribuiscono in maniera rilevante alla percentuale totale (10%) dei cittadini italiani che non riescono ad accedere alle terapie necessarie. «Le liste d’attesa, soprattutto per certe discipline, sono un grosso problema. Mi riferisco all’oculistica, alla dermatologia e anche a quelle situazioni in cui mancano i professionisti, a causa di contratti collettivi nazionali che non sono adeguatamente proporzionati ai livelli di responsabilità richiesti». Liste d’attesa che si allungano ulteriormente, secondo l’assessore, anche per difficoltà di carattere sociale e culturale tipico di determinate situazioni. Un esempio su tutti è l’adesione dei cittadini agli screening oncologici che «vede una netta differenziazione rispetto al livello di istruzione delle persone. Non tutti hanno gli stessi mezzi per accedere agli strumenti di cura. E questa è un’altra priorità».

Dal lato pratico, la Regione, con specifico riferimento ai tempi d’attesa delle visite ambulatoriali, intende ridefinire e aggiornare il Piano straordinario di contenimento dei tempi approvato tre anni fa, che «ha contribuito grandemente a ridurre le liste d’attesa. Oggi i pazienti che riescono ad accedere in tempi adeguati alle visite ordinarie sono 8 su 10, mentre per le prestazioni di diagnostica strumentale sono 9 su 10. È chiaro che erogando milioni di prestazioni all’anno, avere 2 persone su 10 che non riescono a curarsi in tempi celeri è un problema. Aggiorniamo gli strumenti che già stiamo utilizzando e preoccupiamoci di migliorare la qualità delle prescrizioni e delle prese in carico. Così il problema potrà essere davvero risolto. Noi vogliamo arrivare al punto in cui nessuno sarà più escluso, perché spesso sono sempre i più deboli a trovarsi in questa situazione».

Un sistema sanitario che deve fare i conti anche con la vendita di farmaci, per i quali oggi è previsto un ticket che ha portato a un calo della commercializzazione conseguente alla diminuzione delle prescrizioni. «Questo vuol dire – conclude Fabi – che il fulcro di tutte le iniziative per migliorare la sanità deve incentrarsi, di nuovo, sulla qualità delle prescrizioni dei medici di base. Su questo voglio spezzare una lancia per il sistema territoriale regionale, dove proprio i medici di medicina generale sono il primo riferimento per i cittadini. Fidatevi del vostro medico di famiglia e siate ottemperanti ai consigli che vi vengono dati. Non consumiamo risorse, assumiamo i farmaci che servono e rivolgiamoci ai professionisti».

 

L'assessore alla sanità Massimo Fabi (foto Ansa)