incidenti

Flashmob promosso da Salvaiciclisti Bologna del 2021 (foto Ansa)
«Bologna è stata pioniera nella programmazione di interventi per la mobilità ciclabile, la reale difficoltà è però la loro attuazione». Fabio Bettani, presidente della Consulta comunale della bicicletta e membro di Salvaiciclisti Bologna, fa un bilancio positivo, ma con riserve, sulle azioni del Comune per la tutela dei ciclisti, una delle categorie più fragili di chi percorre le strade.
A dirlo sono i dati: secondo le ultime rilevazioni dell’osservatorio Asaps, nei primi sei mesi dell’anno sono già 103 i ciclisti che hanno perso la vita, di cui 21 solo in Emilia-Romagna, seconda solo alla Lombardia che raggiunge le 25 vittime. Nello stesso periodo del 2024 erano 68 i decessi.
«Dopo un forte calo post-Covid, oggi in Italia si registra un aumento lento ma costante dell’incidentalità, in netta controtendenza rispetto al resto d’Europa», osserva Bettani. «In tutta Europa gli Stati si sono posti obiettivi precisi di riduzione degli incidenti, da noi il dibattito è scarso, le misure incisive quasi inesistenti». La critica è rivolta al nuovo codice della strada, entrato in vigore dal 24 dicembre dello scorso anno. Per Salvaciclisti «è un testo problematico, che ostacola quelle misure che servirebbero veramente alla prevenzione degli incidenti stradali, ovvero le infrastrutture sostenibili come le corsie preferenziali aperte alle bici». L’altro problema della misura presa dal Mit è l’approccio punitivo, ritenuto da Bettani «un facile capro espiatorio». «Si inaspriscono le pene per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ma non si calcola il fatto che gli incidenti causati dalla guida in stato alterato rappresentano solo il 5% del totale».
Per la Consulta sono tre le principali cause dei sinistri stradali: mancato rispetto delle precedenze, distrazione alla guida e velocità eccessiva. «Le misure del Governo incidono in minima parte su queste reali motivazioni, e l’imposizione del metro e mezzo di distanza per il sorpasso di una bici è solamente una norma di buon senso che non ha una grande applicabilità, è impossibile da dimostrare in tribunale».
La soluzione starebbe nelle infrastrutture. «Ciò che in Europa fa realmente la differenza sono le infrastrutture, piste ciclabili fatte con i giusti criteri». Per Bettani si dovrebbe, quindi, seguire l’esempio norvegese del safety in numbers, principio secondo cui all’aumentare del traffico di biciclette sale anche la sicurezza per i ciclisti. «Abituandosi alla presenza delle biciclette i conducenti sanno prevedere il loro comportamento. È una fase in cui speriamo di arrivare presto a Bologna, anche se il nuovo Codice ci limita molto».
Infrastrutture che mancherebbero in città: «A Bologna non sono i piani a mancare, e il biciplan del 2019 ne è un esempio. Ciò che manca è la traduzione in fatti delle programmazioni, e spesso ciò che si realizza con tanta fatica risulta essere di poco impatto. Spesso si fatica tanto per partorire un topolino».
Nel frattempo, Salvaiciclisti lavora sul territorio per sensibilizzare la popolazione sulla sicurezza stradale: biciclette bianche nei luoghi degli incidenti mortali, una decina fino a oggi, flashmob, la campagna “Guardami” che unisce l’invito alla visibilità con il diritto a essere visti. «Un progetto che ha molto successo sono i corsi di avviamento alla bici per donne migranti, persone che non hanno mai avuto la possibilità di imparare ad andare in bici e che, ora che sono adulte, sono molto limitate anche in ambito lavorativo da questa mancanza».