manifesti

Una selezione dei manifesti in mostra (foto di Edoardo Cassanelli)

 

La sensualità in rosso di Monica Vitti in “La ragazza con la pistola” di Mario Monicelli, la bellezza gentile all’“acqua e sapone” di Audrey Hepburn in quel capolavoro che è “Colazione da Tiffany”, ma anche la simpatia tinta di dramma di Totò e Aldo Fabrizi in “Guardie e ladri”.

È stata inaugurata questa mattina, nella Piazza Coperta della Biblioteca Salaborsa, la mostra “Pittori di cinema”, alla presenza di Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, Marco Momigliano, ad di Sac Webphoto, e Antonio Ciccarone, responsabile di Salaborsa. Si tratta di un lavoro frutto della collaborazione tra la Cineteca e Sac Webphoto, che hanno deciso di proporre al pubblico copie fotografate dai cartelloni originali e rese graficamente perfette, fuori dal tempo. Oltre a ciò, l’esposizione è stata organizzata in concomitanza della 39ma edizione del noto festival del “Cinema Ritrovato” della città.

Un viaggio nel mondo della cartellonistica, di quei manifesti – e dei loro autori-artisti, spesso non considerati tali – che hanno reso celeberrime, nell’immaginario collettivo, tante pellicole, dando loro un “volto” riconoscibile. Volti che i visitatori della Salaborsa potranno scrutare fino al 15 dicembre.

Dodici manifesti, con i loro colori a effetto, titoli noti del cinema nostrano del passato e nomi di star femminili internazionali, vere regine della scena.

«L’idea era di far vedere le grandi dive raccontate dai grandi attori della grafica italiana, attraverso una scelta dei manifesti più emblematici, a fianco dei quali ci sono quelli che ebbero successo ma che adesso nessuno ricorda», è il commento del direttore Farinelli.

Maestria di pennello e pura creatività, questa è la matrice che sta dietro ai cartelloni cinematografici, vere e proprie opere pittoriche che “fermano” sulla carta i fotogrammi più belli dei film e che, convincendo i passanti per strada a correre verso la sala più vicina, hanno segnato la storia della settima arte.

E così, camminando per la Piazza Coperta, la gente potrà essere ammaliata dalle tonalità fredde e tuttavia poetiche di Giuliano Nistri per “La notte” di Michelangelo Antonioni. Oppure potrà essere coinvolta dagli sguardi incantatori, uniti da due fedi, di Stefania Sandrelli e Marcello Mastroianni, ritratti da Ezio Tarantelli e protagonisti di quello spiazzante “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi che tanto rivelò della società dell’epoca.

 

Le restanti opere in esposizione (foto di Edoardo Cassanelli)

 

"Colazione da Tiffany" di Blake Edwards (1961); "La grande peccatrice" di Jacques Demy (1963); "Questa è la mia vita" di Jean-Luc Godard (1962)

 

"Divorzio all'italiana" di Pietro Germi (1961); "La notte" di Michelangelo Antonioni (1961); "La viaccia" di Mauro Bolognini (1961)

 

"Riso amaro" di Giuseppe De Santis (1949); "Guardie e ladri" di Mario Monicelli e Steno (1951); "La grande guerra" di Mario Monicelli (1959)