Guerra

Bombardamenti a Teheran (foto: Ansa)

 

Da Bologna, Teheran appare lontana. Le notizie sul conflitto fra Israele e Iran vengono aggiornate continuamente dai notiziari e occupano le aperture dei giornali, ma la percezione è che i bombardamenti siano comunque parte di una guerra che in fondo non ci riguarda, che si tratti in fondo dell’ennesimo capitolo del conflitto fra Israele e i suoi rivali in Medio Oriente. Eppure anche sotto i portici c’è chi segue più da vicino gli sviluppi del conflitto, con un coinvolgimento diverso che ha a che fare con l’appartenenza. La comunità iraniana di Bologna, secondo i dati di “Tuttitalia.it”, è composta da 751 persone, un numero in forte aumento negli ultimi anni, cresciuto di quasi cento unità dal 2020.

Nel cuore della zona universitaria, fra i bar e i fast food, si incontra la vetrina di “Parsit”, uno dei primi ristoranti persiani della città, che nel 2012 ha scelto di trasformarsi da piadineria/kebab a gastronomia di strada con un menù pensato per far conoscere ai bolognesi i piatti della tradizione persiana. Goli è di origini iraniane e, mentre prepara piadine kubide (un tipo di kebab persiano molto speziato) e piatti tipici mediorientali, non nasconde la sua preoccupazione per le notizie che arrivano dalla sua terra natale. Sui bombardamenti racconta: «Hanno colpito due o tre volte vicino a dove abita mio padre. Mio fratello diceva che tremavano i vetri». Dopo cinque giorni di escalation non è chiaro come potrà evolversi la situazione e al di là del livello della geopolitica e delle strategie c’è la vita di ogni giorno delle circa nove milioni di persone che vivono a Teheran. «In città nessuno sa dove andare, nei distributori non c’è benzina. Tutti sono per strada ma non sanno dove andare». E aggiunge: «Sono molto preoccupata per quello che succederà, non si sa dove colpiranno i prossimi bombardamenti, nessuno sa dove scappare».