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Mario Martini (foto concessa dall'intervistato)

 

Le lancette dell’orologio segnano già le 20.30, il tempo della verità. Bologna attende impaziente che i suoi bianconeri scendano in campo, alla Segafredo Arena, e diano il meglio di sé contro la Germani Brescia, la “Leonessa”, che molti del settore, in primis lo storico ex coach Virtus Dan Peterson, danno come la più agguerrita tra le due squadre.

Per i campioni dell’allenatore Duško Ivanović (che si ritrova per la prima volta in Serie A) si tratta della quinta finale di fila, e la speranza è che, a partire dalla sfida di stasera in gara 1, si possa arrivare a vincere le tre fatidiche partite su cinque per portare a casa l’agognato scudetto. Non sarà facile. La Leonessa, guidata da Beppe Poeta (anche per lui è la prima stagione in A), sembra pronta a dare il tutto per tutto per trionfare a questa sua primissima Finale Scudetto. Insomma, si tratta proprio di uno scontro tra titani.

Sui pronostici dell’incontro e sul futuro della Virtus, InCronac@ ha dialogato con l’ex giocatore Mario Martini.

 

La Virtus viene da cinque finali consecutive ed è pronta ad affrontare una temprata Germani Brescia. Riuscirà ancora a dimostrare di essere un team forte?

«Ho giocato a pallacanestro per tanti anni, e all’epoca l’importante non era vincere, ma essere lì per vincere. Poi è chiaro che te la devi giocare, ci vuole un po' di fortuna, ci vogliono le cosiddette “congiunzioni astrali”. Ma in questi cinque anni la Virtus ha dimostrato di essere una grande squadra».

 

Come giudica invece i giocatori per quanto riguarda la stagione in generale? Ci sono stati un po' di alti e bassi, ma pure vittorie decisive, tipo quelle contro Milano e Venezia.

«In generale, senza ombra di dubbio parliamo di una squadra che ha personalità. È uscita da due situazioni difficili, una societaria, e poi sono cambiati due allenatori e questo non è facile, porta a un mutamento notevole, anche dal punto di vista psicologico. Nonostante ciò, i giocatori si sono sempre comportati bene. Hanno supportato la loro debolezza con la loro personalità».

 

Concorda con le parole di Dan Peterson, che ha definito la Leonessa più allenata?

«Assolutamente. Germani è seguita da un ragazzo, Beppe Poeta, che è davvero in gamba. Ha saputo creare un clima davvero ottimo. La squadra ha giocato molto bene contro il Trapani. Quindi penso che la partita sarà molto combattuta. Sono convinto che la società di Brescia abbia ottenuto una possibilità unica (la sua prima finale, ndr) e darà certamente il massimo».

 

Quali sono i punti di forza sui cui deve puntare la Virtus?

«Per me non deve fare altro che portarsi dietro ciò che ha fatto con le semifinali con il Milano, che era data per favorita. La Virtus ha capovolto la realtà. Deve continuare su quel binario, portare questo spirito in campo. Per esempio io amo la figura di Belinelli, che ha trentotto anni, gioca poco, ma quando entra è incisivo, ed è ciò che conta».

 

Shengelia pare essere destinato al Barcellona e lo stesso Belinelli è forse in procinto di ritirarsi. Sembra quindi siano in atto dei cambiamenti. Come vede il futuro dei bianconeri?

«Ripeto, il grosso difetto della società è che non ha una società, bisogna perciò vedere cosa si inventeranno. Ma questo è un pensiero mio. Tutto dipende dai dirigenti che scelgono i giocatori. Adesso non sono molto positivo. Si può fare però un buon gruppo, non a livello europeo, ma a livello italiano, con meno soldi a disposizione, sì. Shengelia può andare via, fa bene, perché magari è l’ultimo contratto della sua vita. Belinelli può ancora dare un anno o due, perché anche se gioca per soli sette minuti, in quel tempo in cui gioca mi dà tutto. Alla fine comunque non è necessario fare rivoluzioni, ma solo fare una squadra intelligente».

 

 Particolare di una partita della Virtus ai tempi di Martini (foto concessa dall'intervistato)