Rep Idee

Foto pubblicata da "La Repubblica"
A “La Repubblica delle Idee” si ritrovano le varie anime del centro sinistra. Da Elly Schlein a Nicola Fratoianni passando per Giuseppe Conte, sul palco di Piazza Maggiore si alterneranno tutti i grossi calibri del campo largo in una tre giorni che può essere occasione per ricompattare i ranghi dopo la delusione referendaria.
Si comincia venerdì 13, con la segretaria del Pd primo big a presentarsi al festival in un dialogo con il direttore di "Repubblica" Mario Orfeo. Prima e dopo Schlein, fra gli altri, saliranno sul palco del festival anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore e Michele Serra, giornalista di "Repubblica" che a metà marzo aveva cercato di riunire l’opposizione dietro la bandiera dell’europeismo con la manifestazione di Piazza del Popolo. Da una piazza all’altra, in un certo senso anche Piazza Maggiore cerca di richiamare il centrosinistra alla compattezza al di là delle differenze di vedute, soprattutto dopo la bocciatura delle urne di una settimana fa. In questo senso, qualche indicazione in più sull’elaborazione del lutto potrebbe arrivare dal programma di sabato 14 che vedrà in apertura l’intervento del segretario della Cgil Maurizio Landini, uno dei principali promotori dell’ultimo referendum. Il prime time sarà riservato a Giuseppe Conte, con il leader dei 5 stelle che in una recente intervista al "Corriere delle Sera" sembra quasi anticipare uno dei temi dell’appuntamento di Bologna dichiarando che, in ottica elezioni, «con il Pd e Avs il dialogo è già ben avviato». Proprio il numero uno dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni chiuderà la conta dei leader del centrosinistra. Il suo intervento dal titolo emblematico “Le chance della sinistra”, è previsto per domenica 15 e anticiperà una serata dove ci sarà spazio anche per il cardinale di Bologna Matteo Zuppi e le analisi geopolitiche del direttore di “Limes” Lucio Caracciolo.
Se a “La Repubblica delle idee” ci sarà, fra le righe, la riunione degli stati generali della sinistra, è inevitabile che, più che le presenze, facciano rumore le assenze. Il campo largo si riunisce e, almeno nella sua declinazione bolognese, non c’è spazio per Carlo Calenda e per Matteo Renzi. Nel programma non ci sono né “Azione” né “Italia Viva”, percepite sempre più al centro e sempre più lontane dal fronte progressista. La spaccatura non è recente e risale almeno alle ultime politiche. Se l’esclusione dal festival bolognese ne è l’ultima tappa, la penultima ha visto i due partiti fare campagna contro i quesiti del referendum sul jobs act, provvedimento che nel 2016 fu bandiera del governo Renzi e che, oltre che dall’ex premier, è stato difeso anche da Calenda che in quell’esecutivo fu sia viceministro allo sviluppo economico che titolare del Mise.