Letteratura

Jhumpa Lahiri (foto Ansa)
Una scrittura che viaggia naturalmente tra l’inglese e l’italiano, che è naturalmente metamorfica e che infrange con pacata ed elegante potenza i confini culturali e geografici. E che torna anche nella nuova opera di Jhumpa Lahiri, “Perché l’italiano? Storia di una metamorfosi”, una raccolta di saggi (Einaudi). Il libro è stato presentato in dialogo con il poeta e docente dell’Università di Bologna Alberto Bertoni, ieri sera nella Sala dello Stabat Mater della Biblioteca dell’Archiginnasio.
La scrittrice, nata a Londra da genitori bengalesi, cresciuta e formatasi negli Stati Uniti, offre nuovamente ai lettori un’ode d’amore per la lingua e la letteratura italiana, un amore che l’ha portata in passato a vivere a queste latitudini.
Tredici testi, nove pensati e scritti in inglese e quattro in italiano. Una raccolta che è un affresco di un periodo di vita ben specifico dell’autrice, ovvero gli anni vissuti a Roma per imparare l’italiano e quelli passati a scrivere e tradurre, a passeggiare sul ponte sull’Atlantico e toccare coste differenti. Il passo verso la traduzione, infatti, non poteva mancare, è stato praticamente automatico. Lahiri traduce in inglese romanzi italiani e compie su ciò che scrive un lavoro di finissima autotraduzione.
«Il mio cuore e la mia mente sono sempre in Italia», dice con soddisfazione, nonostante sia da anni ritornata in America, per insegnare prima a Princeton e poi alla Columbia. Eppure tutto ciò non cambia le cose, perché scrivere in italiano è una cosa costante nella sua quotidianità, «un’esigenza per mantenere i contatti con il luogo e la lingua».
Il nuovo libro in questione mantiene questi contatti offrendo anche i ritratti di grandi menti letterarie italiane di oggi e di ieri, come Domenico Starnone, grande amico di Lahiri, e perfino Antonio Gramsci, con tutta la complessità magmatica e calamitica dei suoi “Quaderni del carcere”. È, inoltre, un progetto che nasce in inglese, pubblicato dalla casa editrice universitaria di Princeton, per poi cambiare “pelle” e “veste” editoriale nell’idioma di Dante, seguendo sempre la stella della metamorfosi.
È un’opera che, esplicitamente o implicitamente, racchiude in sé lingue, popoli e migrazioni, temi cardine della sua produzione, che generano, oggigiorno, dibattiti accesi, soprattutto nella sua America. «Negli Stati Uniti abbiamo una dittatura ora», afferma con convinzione, sottolineando come le università americane con Trump stiano vivendo un tempo in cui il libero pensiero è messo costantemente in discussione, e come sia fondamentale, pertanto, insegnare ai giovani a leggere, scrivere e studiare con libertà. La stessa libertà che, nei romanzi e racconti di Lahiri, rammenta il bello della letteratura: fare propri idiomi, mentalità, continenti lontani, che attraverso la parola scritta si fanno più vicini.