Gravidanza assistita

Una delle sale chirurgiche per la pma del Sant'Orsola (foto ufficio stampa)
Quando le forbici tagliano il nastro tricolore davanti al corridoio delle nuove stanze del reparto di ostetricia, ad applaudire più forte sono soprattutto dottori e dottoresse, infermiere e ostetriche che da tempo aspettavano la fine dei lavori e dei disagi annessi. Al secondo piano del padiglione 4 del Sant’Orsola ci sono diciotto nuovi posti letto, divisi in due stanze singole e otto doppie, ognuna dotata di bagno e di letti e arredi moderni. Sono pronte ad accogliere i neogenitori, che per raggiungere le degenze dovranno percorrere un solo corridoio, direttamente collegato al blocco parto della nuova Maternità dell’ospedale. Sono infatti attive da dicembre otto nuove sale parto, che insieme alle nuove camere per le neomamme e i neopapà fanno parte di un generale progetto di ammodernamento dell’offerta neonatale del policlinico.
«È una svolta culturale oltre che strutturale, i pazienti e le pazienti meritano un luogo che garantisca il loro benessere e la loro privacy in un momento così delicato come è quello subito successivo al parto. Un luogo umanizzato per le proprie cure», spiega la direttrice dell’Ostetricia e Medicina dell’età Prenatale, Giuliana Simonazzi.
Umanità a cui si affianca l’altra parola chiave del Sant’Orsola, tecnologia. Oltre al miglioramento dell’esperienza per le partorienti, infatti, l’ospedale si è ristrutturato anche per offrire maggiore spazio alle più moderne tecniche per la procreazione medicalmente assistita (Pma) e il contrasto all’infertilità. Ampliamento sospinto dal grande aumento delle richieste. I dati del Sant’Orsola parlano di un triplicamento degli accessi ambulatoriali, dai 4.208 del 2022 agli 11.190 del 2024, mentre i prelievi degli ovociti (le cellule riproduttive femminili, ndr) sono passati da 353 a 801. A inizio 2025 poi le tecniche di Pma sono entrate a far parte dei livelli essenziali di assistenza sanitaria, facendo sì che il centro ricevesse un ulteriore aumento di richieste di prime visite da parte di coppie residenti anche in altre regioni. Un incremento delle attività a cui è corrisposto anche un efficientamento. «Siamo passati da liste d’attesa fino a 18 mesi a tempi che variano fra i 2 e i 7. Nel nostro paese stiamo vivendo una forte crisi della natalità, dobbiamo assistere velocemente e al meglio tutte le coppie che desiderano avere un figlio ma hanno difficoltà. Il 4% dei nati in Italia deriva da cicli di fecondazione assistita», ha detto Renato Seracchioli, direttore della Ginecologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana. Al policlinico oggi sono attive per questi servizi due sale operatorie per il prelievo degli ovociti e il transfer di embrioni, spazi per la processazione dei gameti e nuovi laboratori dedicati alla seminologia e alla diagnosi preimpianto, tutti passaggi delle procedure di pma. Nel biennio 2023-2024 il tasso di successo degli interventi di fecondazione assistita è stato intorno al 30%, con 477 gravidanze portate a termine con successo, ma nuove tecnologie promettono di alzare questi valori. Sono gli incubatori timelapse, capaci di valutare in tempo reale le potenzialità di impianto degli embrioni grazie a un sistema ottico di monitoraggio e all’analisi di software di intelligenza artificiale.
Infine, opera a pieno regime e con capacità di stoccaggio raddoppiata la criobanca nei sotterranei del padiglione 4, dove vengono conservati - a meno duecento gradi - ovociti, liquido seminale o tessuti di pazienti che devono sottoporsi a terapie capaci di compromettere la fertilità, come radioterapia o chemioterapia. Il prelievo avviene prima di queste cure, per poter poi essere utilizzati in seguito; negli ultimi due anni sono stati 610 i campioni conservati nella banca, che hanno per ora portato, dopo il reimpianto, a 14 gravidanze e 11 parti.
I lavori al Sant’Orsola non sono però ancora definitivamente conclusi. Con il sostegno di Comune, Regione e Università di Bologna dal mese prossimo inizieranno i cantieri per riqualificare l’ala storica del padiglione 4, edificata negli anni ’30, mentre da ottobre toccherà al secondo e terzo piano del Padiglione 13, dove è previsto il completo adeguamento del blocco operatorio di Pediatria. «Il Comune ha particolare empatia per i processi che hanno cantieri importanti e processi lunghissimi», ha ironizzato la vice sindaca Emily Clancy, alludendo al piano tram dell’amministrazione Lepore, mentre l’assessore regionale alle politiche per la salute, Massimo Fabi, ha parlato di «investimenti importanti che si inseriscono in un’idea di sanità pubblica e universalistica di alto livello che non dimentica mai i bisogni e la centralità della persona. Cinquant’anni fa in regione nascevano i consultori, oggi siamo qui, ancora al fianco di chi ha bisogno». Ricorda invece la sua esperienza con il padiglione di ginecologia il rettore dell'Università di Bologna, Giovanni Molari: «Questi spazi li conosco bene, ho avuto quattro figlie e sono uno che sviene in quelle situazioni, quindi nelle attese me li sono girati in lungo e in largo. Io chiaramente non usufruirò di questi nuovi ambienti con mia moglie, ma sono contento per tutte le famiglie che avranno modo di farlo. L'Università è fiera di questa sinergia con il Sant'Orsola e mi auguro che l'impegno di tutti gli attori coinvolti in questo progetto continui il più a lungo possibile».