formula 1

Ayrton Senna, ricordato con una scultura al Parco delle Acque Minerali di Imola (foto Ansa)
La storia dell’autodromo di Imola è una storia fatta di idee, di sogni e di uomini visionari. Una storia di passione, come quella di Enzo Ferrari e dei fratelli Maserati. Una storia che inizia con la posa della prima pietra il 22 marzo 1950. E poi la prima corsa il 19 ottobre 1952, quando sull’asfalto appena rifinito si misero al volante della Ferrari 340 Sport Alberto Ascari, Giannino Marzotto e Luigi Villoresi. Una cronologia di traguardi e di nuovi inizi, che procede velocissima negli anni successivi, come a dimostrare l’insostituibile entusiasmo degli italiani, di coloro che con i motori ci sono nati e vissuti, di quelli seduti sugli spalti a tifare per una bandiera, di quelli incollati davanti ai televisori nei favolosi anni ’80 e ’90.
L’inaugurazione ufficiale affollò il circuito nell’aprile del 1953, con il Gran Premio motociclistico delle classi 125 e 500, con 60.000 persone ad acclamare e vedere da vicino Massetti, Pagani, Lorenzetti e Ubbiali. Cognomi che riportano nostalgicamente a quegli anni di speranza, per chi li ha vissuti ma ancor più per chi può solo immaginarseli.
L’odore delle gomme che stridono sulla pista appena battezzata, quello che alcuni chiamano il “profumo” della benzina, le grida di stupore. Un anno dopo, il “Gran Premio Shell” porterà a Imola le vetture sportive di classe 2000, con la vittoria di Umberto Maglioli a bordo della sua Ferrari 500 Mondial. E chissà che emozione correre a tutta velocità su un circuito che all’epoca era ancora costruito tra i dedali di strade aperte al traffico nei giorni di pausa dalle gare.
L’autodromo che conosciamo oggi sarà completato solo alla fine degli anni ’60, quando oltre alla chiusura totale del percorso, verranno costruite le tribune e le opere ausiliare di sicurezza, con l’omaggio a Dino Ferrari, di cui prenderà il nome, figlio primogenito di Enzo scomparso alcuni prima e a cui si aggiungerà quello del padre nel 1988.
Il 14 settembre 1980 il rombo delle Formula Uno risuonerà per la prima volta nelle campagne bolognesi, contrastando così il primato di Monza come circuito d’eccellenza italiano per le gare delle quattroruote più seguite e amate del mondo. Fu il primo Gran Premio d’Italia a Imola, seguito l’anno successivo dal Gran Premio di San Marino.
Vittorie, delusioni, soprese e ripartenze. E si arriva in un lampo a quel tragico 1994 con il brutto incidente di Rubens Barrichello il giorno delle prove, che miracolosamente rimase quasi illeso, e quello mortale di Roland Ratzenberg il sabato. Poi la morte di Ayrton Senna la domenica, il giorno della gara. A bordo della sua Williams esce dritto dalla curva del Tamburello per la rottura del piantone dello sterzo e finisce contro il muro di protezione.
Giampiero Moscato, direttore di questa testata e presente quel giorno come inviato Ansa, ricorda che «quel fine settimana fu incredibile. L’incidente di Barrichello e la morte di Ratzenberg. Una ruota che ai box si stacca dalla Minardi di Alboreto e che ferisce quattro meccanici. E poi Senna. Erano state modificate le regole, erano sparite le sospensioni intelligenti e in quella gara le macchine sembravano impazzite. Quando assistemmo all’incidente di Ayrton la sensazione fu subito quella che qualcosa di irreparabile fosse successo. Le immagini di lui esanime per terra e i tentativi disperati di rianimazione. Gli misero una flebo che si ruppe e il liquido sull’asfalto diede l’impressione che ci fosse del sangue. Non era sangue, ma era un presagio di quello che sarebbe successo poco dopo al Maggiore, quando Senna venne dichiarato morto. Fu un servizio dolorosissimo»
Ma le gare si sa, superati i momenti di commozione e di dolore, devono andare avanti. Nei primi anni Duemila l’autodromo attraverserà un periodo di crisi che tra cambiamenti nella gestione, miglioramenti e innovazioni riuscirà comunque a mantenere fisso l’appuntamento con il Gran Premio di Formula Uno. Fino a oggi. E proprio oggi che il Gp non scalderà più gli animi e i motori del circuito bolognese, un po’ di malinconia scorre tra chi quegli anni d’oro li ha vissuti dentro e fuori l’autodromo, una tradizione che ogni anno portava la competizione, il brivido della velocità e l’esultanza tra gli spalti delle tribune. Oggi non ci saranno più le Formula Uno, ma Imola si prepara a un nuovo futuro. «Dovevo cambiare qualche cosa – cantava Lucio Dalla nel brano Ayrton del 1996 – e ho deciso una notte di maggio, in una terra di sognatori, che toccava forse a me. E ho capito che Dio mi aveva dato il potere di far tornare indietro il mondo, rimbalzando nella curva insieme a me. Mi ha detto “Chiudi gli occhi e riposa”».